
La ripartenza della scuola a settembre
Arezzo, 19 giugno 2020 - Distanziano, misurano la febbre, si infilano i braccialetti più o meno elettronici, puliscono le superfici delle aule fino a logorarle. Ma la testa rimane a settembre. Perché se riaprire a 3000 studenti, tutti grandi, vaccinati e presto maturi, è stata un’impresa da riempire manuali della sicurezza, la prima campanella del nuovo anno pesa come piombo.
Il Governo dovrebbe sfornare martedì le famose regole, l’ennesimo protocollo nel quale pescare cose vecchie e cose nuove. Ma intanto le scuole si attrezzano almeno a simulare o inventare qualcosa. Un esempio? Il Fossombroni, che poi è anche il Buonarroti, essendo i due istituti ormai a braccetto. In una scuola per geometri i tecnici non mancano di sicuro: i prof dietro la cattedra e tanti studenti con la predisposizione a costruire il mondo.
La loro idea è semplice: realizzare dei prefabbricati nel giardino esterno della scuola. «Abbiamo la fortuna – spiega il preside Aldo Di Trocchio, che aretino non è ma della città si sta appassionando – di avere buoni spazi di fronte». Lì, a ridosso del parco Pertini, a due passi dal parcheggio Mecenate. Una cittadella scolastica che condividono con il Pier della Francesca, dei due quello messo peggio perché cresciuto a dismisura e da anni già ai doppi turni.
«Pensiamo a strutture basse, da utilizzare per dividere il gruppo classe o nel caso in ci si decida di alleggerire i numeri per consentire il distanziamento sociale». Da buoni geometri hanno anche preparato dei progetti nero su bianco. E ieri li hanno presentati alla Provincia. «E’ l’ente che ha la responsabilità per le Superiori però vogliamo dare un nostro contributo ad una ripartenza che è tutta in salita».
Dopo di che l’appetito vien mangiando. «L’idea sarebbe quella di rendere queste strutture autonome sul piano dell’energia, con specchi solari e soluzioni naturali». La mettono nel piatto, che per ora non pullula di idee. Primo perché le indicazioni da Roma faticano ad arrivare. Secondo perché la quadratura del cerchio è complessa: no alla didattica a distanza, sì ai due metri quadrati per ogni studente, con classi che spesso sono «pollaio», viaggiando a ridosso dei trenta studenti ciascuna.
«E’ la grande occasione di sfruttare quei palazzi che soprattutto nel centro ci sono» rilancia dallo Scientifico il preside Anselmo Grotti: ha appena annunciato ai suoi professori che da settembre se ne andrà in pensione ma non per questo arretra di un centimetro su una sua antica battaglia. «Da anni potevamo esserci portati avanti su questa linea, fruttuosa anche per rianimare il centro. Ora abbiamo un motivo in più»-
Dall’Itis restano concentrati sugli esami: ma le mosse tecnologiche messe in campo erano anche un test verso settembre. «Gli esami dovevano essere la prova del fuoco» conferma il preside Alessandro Artini. Affiancato dalla Saima, che ha ideato le varie soluzioni di questi giorni, è pronto a riproporle dopo l’estate. Quindi l’ingresso che automaticamente misura la febbre senza bisogno di termoscanner, il contatore con tanto di semaforo ai bagni.
E perfino quei braccialetti elettronici, che poi di fatto sono più che altro «collane», pronti a vibrare ove la distanza tra due apparecchi vada sotto il metro e ottanta centimetri: o a suonare sotto il metro. Il tutto condito da un filo di amarezza: perché quello che è consentito alla movida sembra proibito alle scuole. In qualunque piazza per aperitivi quei collari, ove utilizzati, sarebbero un’orchestra impegnata a suonare all’impazzata. La scuola no, deve essere più matura: come i suoi studenti, disciplinati e in coda per superare l’ultimo ostacolo