Porta Crucifera ha fatto tredici. Tante sono le pagine che compongono le relazioni del maestro di campo e dei suoi collaboratori sui fatti della Giostra del 1° settembre. Domani la magistratura della Giostra li analizzerà in una riunione in cui al centro ci saranno le intemperanze del quartiere che ha spinto il sindaco Alessandro Ghinelli a convocare una conferenza stampa per stigmatizzare il comportamento nel corteo storico e in piazza Grande. Per gli altri tre quartieri non ci sono addebiti disciplinari, così come a giugno. Due le circostanze nel mirino degli "arbitri della piazza" nelle loro voluminose relazioni: i violenti tafferugli di fronte al teatro Petrarca nel corteo e il lancio di terra e altri oggetti al passaggio del giostratore Tommaso Marmorini verso il Pozzo. Gabriele Veneri riferisce di non aver assistito alla rissa in via Guido Monaco ma di aver riconosciuto "dalle riprese video" il capitano Alberto Branchi che con la lancia "almeno due volte" colpiva o tentava di colpire gente del pubblico, il palafreniere Marco Fazzuoli che "si muoveva con fare quasi pugilistico" e il palafreniere Thomas Cincinelli con il "cimiero del suo cavaliere usato come arma" nei confronti degli avversari. Più preciso il collaboratore del maestro presente nel corteo che chiama in causa nella rissa con i sostenitori gialloblù anche i lucchi Niccolò Chierici Mascagni, Luigi Burroni e Marco Sisi.
Sull’episodio che riguarda invece l’arrivo al Pozzo del cavaliere biancoverde Marmorini, Veneri (sempre "dalle riprese video") ha riconosciuto il maestro d’arme Niccolò Giustini che avanzava con fare "minaccioso, violento, irrispettoso e arrogante", stessi comportamenti indicati nella relazione per il vessillifero Andrea Zanelli e per il palafreniere Thomas Cincinelli. Parole confermate anche dalle relazioni di Marco Teoni, Carlo Umberto Salvicchi e Ferdinando Lisandrelli. Quest’ultimo si sofferma sul comportamento non collaborativo del maestro d’arme nell’indicare i responsabili del disturbo: "Guarda che dopo usciamo insieme...", la frase di Giustini pronunciata "con fare intimidatorio" alla richiesta di Lisandrelli.
Nelle relazioni dei collaboratori si legge anche del clima complicato che si respira in via Mazzini che doveva essere transennata e che invece non lo è stata per l’aggressione di un dipendente comunale e il furto di alcune transenne trovate in una privata abitazione. Nel mirino dei cruciferini in particolare i figuranti di Sant’Andrea: "Al nostro passaggio – scrive uno dei collaboratori di Veneri – i sostenitori di Porta Crucifera hanno fatto da imbuto per costringere i figuranti a rallentare per offenderli e strattonarli, senza portare rispetto neppure al paggetto che ho subito preso e portato via, facendo da scudo con il mio corpo".
In via Roma, dove di solito si concentrano i sostenitori di Santo Spirito, il palafreniere del capitano rossoverde Marco Fazzuoli "ha alzato il dito medio all’indirizzo dei sostenitori gialloblù" ricevendo in cambio il lancio di birra che si è risolto senza scontri fisici.
Il regista Enrico Lazzeri segnala il comportamento dei figuranti di Porta Crucifera che "hanno volontariamente arrestato il passo fermando il corteo, senza autorizzazione, per salutare la propria tifoseria schierata in piazza San Michele. La pausa, durata quasi un minuto, vedeva i figuranti alzare in aria lance, scudi e balestre, contravvenendo alle disposizioni impartite. Non è tollerabile – continua Lazzeri – che un figurante sia aggredito in alcun modo, ma altresì non è tollerabile che uno o più figuranti mettano in atto violenze, rispondano al pubblico, facciano gesti, rompano lo schieramento, rallentino o velocizzino a proprio piacimento il corteo per autogestirsi in tratti dello stesso che ritengono delicati o dove sono posizionati i propri tifosi".
Segnalazione finale di Lazzeri per il vessillo con l’emblema di Porta Crucifera che "anche in questa occasione ho visto sfilare nel corteo ed entrare in piazza Grande (come alla cerimonia dei Ceri o nella passata edizione della Giostra di giugno)".
Si tratta di un vessillo modificato con il rosso e il verde invertiti rispetto all’originale del 1992 e con apposto un nodo sabaudo mai approvato dalle autorità giostresche.
Federico D’Ascoli