Più forti della guerra, perché è qui la capitale

Il trend e le cifre: produzione ed export continuano a crescere nonostante l’Ucraina (+23%). Distretto da 10 mila occupati, primo in Europa

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di Salvatore Mannino

Stiamo coi piedi per terra: Oro Arezzo, principale vetrina di questo distretto dei gioielli, non è la fiera orafa più importante del mondo e nemmeno d’Europa o d’Italia. Ma Arezzo è indubbiamente la capitale nazionale e continentale dell’oro, nemmeno scalfita dai venti di guerra che soffiano impetuosamente dall’Ucraina, che in questi primi mesi di conflitto non hanno turbato più di tanto le oltre mille aziende aretine del settore, anche se a lungo andare, se Putin non si ferma, all’orizzonte potrebbero affiorare nubi poco promettenti.

Parlano i numeri e anche le impressioni. A gennaio, ultimo dato disponibile, l’export nazionale di gioielli (l’Istat non ha ancora elaborato i dati per singolo distretto) era cresciuto del 23 per cento, sia pure scontando un aumento del prezzo dell’oro tra il 10 e il 15 per cento (14 per cento nel primo quadrimestre dell’anno fino ad aprile). Non c’era ancora la guerra in Ucraina, anche se ce ne erano già le premesse, ma l’inizio dell’invasione, e poi 73 giorni di conflitto, non hanno avuto un effetto depressivo sul distretto, che continua nel suo trend positivo. Anche perchè i principali mercati mondiali di sbocco (ormai Arezzo, come le altre capitali del gioiello, vive principalmente di export, col mercato domestico ridotto a dimensioni residuali), da Dubai agli Stati Uniti e alla Turchia, risentono in maniera marginale di un conflitto che pesa principalmente sull’Europa. Lo confermano due che se ne intendono come Luca Benvenuti, amministratore delegato di UnoAerre, prima industria orafa europea, e Giordana Giordini, presidente di Federorafi provinciale.

Questo tuttavia è il presente, fondamentale nel giorno in cui si apre Oro Arezzo, e un po’ il futuro, con Benvenuti e Giordini che temono a medio termine un po’ di caos nell’approvvigionamento della materia prima (il prezzo al grammo è attestato a 56 euro, dopo aver sfondato i 60 nei primi giorni di guerra) e la crescita esponenziale dei costi energetici (gas russo). I numeri del 2021, invece, dicono di un consolidamento del primato di Arezzo come principale distretto europeo e quindi italiano, con un distacco che aumenta rispetto a Vicenza (capitale delle fiere) e Valenza.

Vediamo le cifre: le 1158 aziende aretine (appena un po’ meno delle 1211 del 2018, segno che la pandemia ha cancellato qualche marchio marginale) occupano direttamente 7687 addetti (più o meno 10 mila con l’indotto). Sono quasi il doppio dei 4300 occupati di Vicenza e un terzo in più dei 5261 di Valenza. E i dati parlano chiaro anche per l’export: 2,6 miliardi per Arezzo, a fronte di 1,4 miliardi di Valenza (che pure fra il 2017 e il 2018 era riuscita nel sorpasso) e 1,7 miliardi di Vicenza.

La parte del leone è tornata a farla Dubai, con 653 milioni nel 2021, un più che raddoppio rispetto al 2020. Un ritorno di fiamma dopo lunghi anni di flessione. Continua anche l’impressionante crescita dell’export negli Stati Uniti, che pure era stato a lungo un mercato proibito per il distretto e che adesso si confermano al secondo posto, ma con una crescita dell’80 per cento: 375 milioni (più della metà di Dubai) contro i 208 precedenti. C’è poi la Turchia che scavalca in terza posizione Hong Kong, che perde in parte il ruolo di hub verso l’Estremo Oriente e la Cina, col Regime di Pechino intenzionato a favorire altri poli, meno riottosi politicamente.

C’è infine l’altra faccia del pianeta oro, quella del metallo puro che con la Fiera di oggi non c’entra, ma che vale altri 5 miliardi di export, il doppio dei gioielli. Insieme fanno 7,6 miliardi,l’84 per cento dei 9 totali della provincia (record nazionale di export pro-capite). Chi cerca l’Eldorado fuori dal mito l’ha trovato. E’ qui.