ALBERTO PIERINI
Cronaca

Pienone Eden: fila fuori per Moretti Serata tra selfie, fans e vecchi politici Quel ruolo ritagliato su un aretino

In platea Brezzi, amico del Premio Diari: il regista aveva dato il suo nome al protagonista di "Habemus Papam". Dall’auto targata AR nell’ultimo film alla difesa del cinema. "Ho aspettato due anni per evitare le piattaforme".

Pienone Eden: fila fuori per Moretti Serata tra selfie, fans e vecchi politici Quel ruolo ritagliato su un aretino

di Alberto Pierini

"Ma quando arriva Nanni?": già fatto. Nanni in arte Moretti è lì in prima fila, a godersi il pubblico che arriva copioso all’Arena Eden. E a Camillo Brezzi, amico di vecchia data dai tempi del Premio Diari, il suo anticipo costa un sigaro: se lo era appena acceso, è costretto a spegnerlo di gran carriera. Anche perché il regista lo riconosce al volo e si alza per abbracciarlo.

Intorno non il pubblico delle grandi occasioni ma quello delle occasioni uniche: trecento persone, pienone, gente appostata fuori a chiederti se hai un biglietto in più. Nanni non è più nelle vesti un po’ tormentate di Michele Apicella, il protagonista dei suoi primi film, ma quasi in quelle di padre nobile. Anche se con le unghie affilate.

"Non voglio contestare i registi rifugiatisi nelle piattaforme...ipocrita". L’aggettivo lo dedica a se stesso, in controcampo con le sue parole. Recupera il dibattito di un tempo per difendere le sale. "Non sono solo un regista o un produttore: sono un esercente". Il "Nuovo Sacher", nome che per i morettiani parla da solo, una delle sale cult di Roma. "Avevo finito il film Tre Piani nel marzo 2020, l’ho presentato oltre la pandemia". E’ andata proprio così.

Tra le file dell’Arena c’è un mondo: fans della prima ora, "cugini" di Apicella, cacciatori di selfie e tanti personaggi di quella vecchia sinistra cresciuta a Nanni e striscioni. Una sinistra spesso presa a schiaffi dal regista: fino all’ultimo film, costruito intorno alla sollevazione (che non ci fu) di una sezione Pci contro i carri armati in Ungheria. Un’arena d’essai, l’arena dell’Eden: lo stesso dove aveva lanciato "Bianca", quando Apicella era vivo e lottava insieme a lui.

Brezzi è in prima fila. Si chiama come lo psicanalista di "Habemus Papam": ma in realtà è il personaggio a chiamarsi come Brezzi. "Mi scrisse una dedica: da Giovanni Brezzi a Camillo Brezzi" ricorda il direttore scientifico del Premio Diari. Diari dei quali Nanni si era innamorato, al punto di trarne alcuni corti, centrati sulle storie di Pieve.

Stavolta lancia "Il sol dell’avvenire", il ritorno ad un film politico dopo anni. Tra le scene una venatura aretina ci sarebbe pure, un’auto con targa AR in una delle scene chiave, quella dei due fidanzati che litigano in piena Roma. "Ma mi ha assicurato che è solo un caso" conferma Simone Emiliani, il critico di Sentieri Selvaggi, che nel dibattito tiene botta al regista perfino parandone i vuoti di memoria.

Vuoti che non ha il suo pubblico: perché in ogni ammiccamento e in ogni scena rivede un frammento del regista che ama. Invecchiato benino. Non si sottrae ai selfie, come avrebbe fatto un tempo, anzi se ne fa in gelateria, da "Violetta", e organizza gli appassionati per non perderne uno. "Chi ha una penna?" chiede a nome di chi si presenta disarmato per un autografo.

Poi un saluto, con il sorriso beffardo che chiude anche il film. Ai titoli di coda lui è quasi a Roma e non sente l’applauso della sua gente. Ma in fondo se lo aspettava.