DI LILETTA
Cronaca

Perlini, quella sedia di via Cavour rimasta vuota Dalla febbre del collezionismo ai libri antichi

Era l’anima della strada degli antiquari: un collega tiene fissa fuori la sua polrona. I suoi gioielli messi a disposizione della città

di Liletta

Fornasari

Si è spento il 31 luglio del 2013, nove anni fa. Ma la sua memoria resta intatta, così come grazie a lui lo era quella dei libri, dell’arte, dell’antiquariato. Massimo Perlini, bibliofilo di fama nazionale, raffinato antiquario, colto collezionista di libri antichi, di disegni e di incisioni, oltre che ingegno decisamente multiforme. Schivo e molto riservato, per alcuni anche un "ruvido individualista" incapace di rendersi simpatico e popolare, Massimo Perlini invece è stato un generoso: gentile, affidabile, forte, erudita, a volte combattivo e senza dubbio appassionato del proprio lavoro.

E ancora oggi è ricordato sempre da tanti amici e da tanti estimatori, in grande parte cresciuti professionalmente grazie ai suoi insegnamenti e consigli. Massimo Perlini è stato uno dei massimi esponenti del "popolo" e del mondo di esperti antiquari, che in Arezzo ruota intorno alla fiera e al suo indotto capace di fare - o almeno un tempo era così- della città un luogo di eccellenza. Chi ha conosciuto Massimo Perlini, ha di sicuro chiara nella memoria la sua immagine in bicicletta con la sporta gialla mentre arrivava nella sua amata via Cavour, dove per molti anni, nel tratto che da piazza da San Francesco conduce al Canto de’ Bacci, ha avuto il suo negozio, luogo di incontro di antiquari, nonché sede di dibattiti culturali e senza dubbio punto di ritrovo di amici.

La sua assenza tutt’oggi nel mondo antiquariale aretino, e non solo, si fa molto sentire e non è un caso che a lui sia stata dedicata da parte di un gruppo di amici affezionati una seggiola "vuota" proprio in via Cavour, inaugurandola il 24 aprile del 2015 con una cerimonia vera e propria. Oltre al taglio del tricolore, l’evento fu occasione per ricordarlo con stima e con grande affetto. Alla cerimonia, ideata da Luca Raspini e da Roberto Giusti, parteciparono Ottaviano Caporali, anch’egli scomparso, Pierluigi Massimo Puglisi, noto antiquario di via Cavour, a lungo "vicino di casa" di Perlini, Fausto Casi, collezionista e ideatore del Museo della Comunicazioni, e Giuseppe Ceccatelli, esperto di arte antica.

Molti furono gli aneddoti che ciascuno raccontò confermando la professionalità di Perlini, nato ad Arezzo il 3 marzo del 1936, laureato in fisica, docente per anni presso l’ Itis di Arezzo, padre di sei figli e caposcuola nell’ambito della libreria antiquaria e massimo esperto di cinquecentine, nonché consulente per Finarte.

Il ricordo del bibliofilo è tornato attuale, anche oltre alla seggiola che è sempre lì ogni giorno sull’ingresso del negozio di Luca Raspini, pronta a fare parlare di Massimo. Spetta infatti alla famiglia, in particolare alla moglie, Leda, - con la quale Massimo condivideva l’attività di via Cavour, - avere fatto ricordare il marito e la sua collezione attraverso una donazione molto importante da lei fatta generosamente all’Accademia Petrarca di Arezzo.

Tale evento è stato occasione per allestire una mostra visitabile fino a dicembre 2022 in Casa Petrarca, nonché di una presentazione ufficiale avvenuta il 30 giugno alla presenza del presidente Giulio Firpo e di un pubblico numeroso. Tra i tanti artisti che Massimo Perlini ha valorizzato con le sue raccolte, un posto speciale è stato occupato da Francesco Nenci, di cui egli si è interessato in "tempi non sospetti" collezionando fogli e incisioni. Francesco Nenci, pittore, nato ad Anghiari il 19 aprile del 1782, allievo di Pietro Benvenuti e celebre per avere diretto l’Istituto di Belle Arti di Siena fino alla morte, qui avvenuta il 4 marzo del 1850, ha svolto anche un’intensa attività di illustratore per importanti editori ottocenteschi, partecipando ad importanti imprese editoriali fondamentali dell’epoca.

A queste fa riferimento la donazione Perlini. Premesso che l’Accademia Petrarca possiede una raccolta di 453 disegni di Francesco Nenci, un ricco epistolario-oltre mille lettere tra spedite e ricevute e un busto in gesso con il Ritratto dell’artista, insieme donato alla prestigiosa istituzione aretina tra il 1953 e il 1956 dagli eredi dell’anghiarese, la donazione Perlini costituisce un’aggiunta importante, diventando complementare a quanto già posseduto. La donazione è costituita da ventisei incisioni e da quattordici disegni, di epoca e di tecnica diversa.

Le incisioni appartengono ad un edizione magnifica della Commedia dantesca, stampata all’insegna dell’Ancora nel 1817-1819 e realizzata subito dopo il ritorno da Nenci da Roma, dove da Firenze era andato a perfezionarsi grazie ad una borsa di studio concessagli dall’Accademia fiorentina, retta all’epoca da Pietro Benvenuti. Sono soprattutto incisioni per il Paradiso, con tavole inventate e disegnate da Nenci e incise da Giovanni Massetti, da Giovanni Lapi, da Innocenzo Migliavacca, da Lasinio figlio e Benucci, all’epoca protagonisti nel mondo dell’incisione.

Anche i disegni contribuiscono a una maggiore conoscenza dell’artista, da prove giovanili fino a schizzi per composizioni dantesche. I disegni di Nenci sono stati oggetto di importanti episodi di collezionismo non solo nel territorio aretino. Tanti sono i fili che ne tracciano la trama di una vita, intrecciati alla donazione fatta dalla signora Leda Gallorini Perlini nel suo ricordo. Ma a noi piace immaginarlo ancora comodamente seduto in via Cavour, sulla "terrazza" aretina degli antiquari.