’Per l’addio vestitemi da Pierrot’ L’ultimo desiderio del tenace Walter

Uomo simbolo della battaglia per la cannabis terapeutica si è spento al San Donato dopo un malore. Nel pomeriggio di domenica il ricovero al pronto soccorso per una lesione al ginocchio

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di Erika Pontini

’Vestitemi da Pierrot’. Sì, come la celebre maschera innamorata della luna: ecco il suo ultimo desiderio nel giorno dell’addio. Luna aveva chiamato anche una delle sue inseparabili gatte che da ieri sono orfane insieme a cani e pappagalli in quella casa sulla collina di Olmo, croce e delizia di un’esistenza difficile. Walter De Benedetto, 49 anni, aretino se n’è andato senza alcun preavviso. Poco dopo le 10 il suo cuore ha smesso di battere al San Donato: trasportato d’urgenza da un’ambulanza del 118 dopo un malore che l’aveva colto in casa. Anche domenica era stato al pronto soccorso ma – secondo quanto si è appreso – per una lesione al ginocchio forse dovuta alla protesi anche se c’è chi ritiene che avesse avuto un piccolo incidente domestico con la nuova carrozzina. Dimesso dopo una lastra e i controlli di routine, proprio oggi Walter aveva appuntamento con il chirurgo.

E invece ha smesso di vivere e di soffrire. Lui che da anni era divenuto il simbolo della battaglia per la liberalizzazione della cannabis a scopo terapeutico e poi, anche, dell’eutanasia. Affetto da anni da una forma severa di artrite reumatoide nel 2019 la sua vicenda penale fece scalpore. Fu accusato di detenzione illegale di marijuana: la produceva in un appezzamento dietro casa per lenire quel dolore insopportabile ritenendo che le dosi della terapia a lui somministrata fossero insufficienti. Un caso giudiziario che sollevò le coscienze di molti: in vista del suo processo si era rivolto al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Ma nell’aprile del 2021 De Benedetto venne assolto "il fatto non sussiste".

Walter se ne è andato circondato dagli amici che non lo lasciavano mai solo, e che lo hanno supportato e aiutato nella battaglia per la coltivazione domestica e l’uso della cannabis a scopo terapeutico.

Inseparabile il suo assistente, in casa anche la madre con la quale era tornato a vivere. Negli ultimi anni gli spostamenti, anche in carrozzina, erano divenuti sempre più difficile ma Walter continuava a lottare perché lo Stato riconoscesse quel diritto negato.

Nell’ultima intervista a ’La Nazione’ aveva criticato la bocciatura dei quesiti referendari proprio su cannabis e dolce morte.

"Quando ho letto i giornali non potevo credere che la Costituzione fosse stata calpestata così brutalmente. Mi sento tradito dallo Stato, perché quei signori prima di decidere sulla pelle delle persone dovrebbero mettersi nei miei panni e capire come si vive in queste condizioni e quanto una decisione del genere può impattare sulla vita di chi soffre". Nel suo caso, il no della Consulta, significava l’impossibilità di "poter coltivare la cannabis... E’ ipocrita bocciare un referendum che è uno strumento democratico attraverso il quale la gente si esprime, quando poi sottobanco ci si fa le canne per divertimento".

I funerali dovrebbero svolgersi già domani.