
Davide Pecorelli, 49 anni, da maggio è rinchiuso nel carcere di Tirana in attesa del processo di appello. Qui in una foto con lo sfondo di piazza Grande ad Arezzo
Arezzo, 17 agosto 2025 – C’è un filo che lega Arezzo alle cronache internazionali e passa per la vicenda di Davide Pecorelli, 49 anni, ex arbitro di calcio della sezione aretina e imprenditore tifernate, oggi detenuto nel carcere di massima sicurezza Jordan Misja di Tirana.
Secondo fonti del ministero degli Esteri, il caso è seguito sin dall’inizio con contatti costanti tra ambasciata italiana e autorità locali. Già nel 2021, quando in Albania era stata segnalata l’ipotesi di reato, la diplomazia italiana aveva attivato i propri canali. Dopo l’estradizione, la sede diplomatica ha effettuato quattro visite consolari, l’ultima il 4 agosto scorso, verificando le condizioni del connazionale e consegnandogli la documentazione giudiziaria richiesta.
La sua storia, già nota per i contorni incredibili con cui nel 2021 fece parlare di sé, si è trasformata in una vicenda giudiziaria che le autorità italiane continuano a seguire con attenzione.
Tutto inizia a gennaio 2021, quando Pecorelli noleggia un’auto a Tirana e si dirige verso una zona remota nel nord dell’Albania. Lì dà fuoco al mezzo dopo avervi collocato delle ossa umane, facendo credere di essere morto. Una messinscena che tiene col fiato sospeso familiari e amici per mesi, fino al clamoroso ritorno in Italia: l’ex arbitro di serie C ricompare infatti a bordo di un gommone al largo di Montecristo, dichiarando di essere alla ricerca di un favoloso tesoro di monete.
Le autorità albanesi avviano subito un procedimento penale. Il 3 aprile 2024, in primo grado, Pecorelli viene ritenuto colpevole di truffa aggravata ai danni del noleggiatore dell’auto, incendio doloso, profanazione di sepolcro e attraversamento illecito della frontiera.
La condanna è di sei anni, ridotti a quattro con la condizionale, ma la giustizia albanese chiede l’estradizione. Dopo un ricorso in Cassazione, i giudici italiani ne autorizzano il trasferimento: dal 6 maggio 2025 l’ex arbitro è recluso a Tirana.
Proprio sulle condizioni carcerarie si concentra l’attenzione dei diplomatici italiani. Pecorelli, che si trova in una sezione particolarmente dura del Jordan Misja, lamenta il regime detentivo e ha minacciato iniziative mediatiche per chiedere un trasferimento. A luglio, l’ambasciatore ha incontrato il direttore delle carceri albanesi per sensibilizzarlo sulla necessità di garantirgli condizioni dignitose.
Non sono mancati anche passaggi più strettamente legali. Insoddisfatto dell’operato dei precedenti difensori, Pecorelli ha ottenuto dall’ambasciata la lista degli avvocati di fiducia conosciuti alla sede.
Inoltre, dopo che aveva denunciato il mancato deposito della sentenza che confermava la sua carcerazione, la diplomazia italiana è intervenuta: la decisione è stata depositata il giorno successivo, il 31 luglio, permettendogli così di preparare l’appello nei tempi previsti.
Dal ministero degli Esteri guidato da Antonio Tajani sottolineano che il caso resta seguito con “la massima attenzione”, in raccordo con l’Unità Tutela degli italiani all’estero, garantendo al connazionale ogni assistenza possibile. Intanto ad Arezzo, dove in tanti lo ricordano con la divisa nera da direttore di gara sui campi di provincia e da imprenditore con un salone di parrucchiere a Sansepolcro, la parabola di Pecorelli continua a suscitare incredulità. Dal fischietto al carcere di Tirana, la sua storia sembra scritta per un romanzo: solo che stavolta, a differenza delle precedenti sparizioni, la realtà è più dura della fantasia.