Paradosso Fimer e Panno In crisi ma il mercato tira

L’azienda valdarnese e la Manifattura del Casentino hanno ordini in cassaforte. Però rischiano lo stop. Mille posti di lavoro in bilico e ricadute su due vallate

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di Lucia Bigozzi

La storia di due aziende che è storia di persone, know-how e territorio, corre sul fio del paradosso e tiene insieme i destini: Fimer e Manifattura del Casentino. La prima, un "gigante" nel campo green delle energie rinnovabili con 350 dipendenti specializzati, 220 nell’indotto del Valdarno e una "bambina" che manda nel mondo i cappotti di pura lana col ricciolo color becco d’oca. Il Panno del Casentino, dà lavoro a 18 operai (un centinaio nell’indotto) e preserva un prodotto unico, oggi richiesto dai mercati internazionali, specialmente sulla rotta commerciale verso l’India.

Ordini in "cassaforte" e manodopera specializzata, forte identità territoriale, rischiano di finire nel tritacarne di procedure incamminate sulla via della chiusura per difficoltà nella gestione del business oppure per infiniti contenziosi immobiliari. I destini di quasi mille persone e l’impatto sull’economia di due vallate, sono il punto interrogativo da sciogliere, la questione sul tavolo dei negoziati.

Se Fimer ha commesse ma scarsa liquidità economico-finanziaria per mantenere la produzione a pieno ritmo, il Panno del Casentino lavorato dagli uomini e le donne della fabbrica di Soci in contoterzi per il Gruppo laniero pratese Bellandi e alcune aziende tessili aretine, nei primi sei mesi del 2022 ha raggiunto il milione di fatturato che aveva "conquistato" in tutto il 2021 con la prospettiva di raddoppiarlo a fine anno. Ma c’è una questione immobiliare, assai complessa e intricata come i nodi di una rete da pesca, che pesa sul futuro della produzione. Sul tavolo del sindacato è già arrivata la lettera di "avvio della procedura dei licenziamenti collettivi". L’àncora del Pnrr potrebbe salvare un prodotto storico che in oltre un secolo di attività ha vestito i grandi del passato, da Giacomo Puccini a Giuseppe Verdi e Gabriele D’Annunzio, icone del cinema come Audrey Hepburn, capitani d’industria e uomini di cultura tra i quali Vittorio Sgarbi.

Per Fimer, il futuro è appeso alla decisione del tribunale (il 14 settembre) sulla procedura di concordato presentata dal consiglio di amministrazione dello stabilimento di Terranuova. "L’elemento caratterizzante in entrambe le vicende, è l’assenza di una strategia industriale e di un ragionamento politico sulla tutela delle eccellenze del territorio e la creazione di strumenti, anche innovativi, che possano supportare aziende che per tipologia produttiva e specificità rappresentano un unicum, con ricadute strategiche sull’economia locale", ragiona Alessandro Tracchi, (nella foto) nella doppia veste di segretario provinciale Cgil e dipendente Fimer in distacco sindacale. Anche perchè, il costo per la casse dello Stato e della collettività, di fronte alla chiusura delle due realtà produttive, sarebbe di gran lunga maggiore a quello del salvatraggio, considerate le misure di tutela da garantire ai lavoratori rimasti senza lavoro e la perdita di competitività di interi territori.

Fimer e Manifattura del Casentino affrontano la fase più dura di un percorso che negli anni ’90 portò la fabbrica di Soci a dare lavoro a 220 persone cavalcando i mercati esteri della moda, e nel 2009 Fimer al primato di leader mondiale nella realizzazione di inverter con la tedesca Sma. Oggi in Valdarno e in Casentino si combatte per non morire.