
di Lucia Bigozzi
Il secondo step è nel luogo dove nasce il Panno Casentino, nella fabbirca-comunità dove il 30 settembre si spegneranno le macchine e si chiuderanno le porte se nel frattempo non sarà scongiurata la procedura dei licenziamenti collettivi (diciotto dipendenti e un indotto di un centinaio di persone) e la fine di una produzione storica di alta qualità richiesta in tutto il mondo. Per questo il governatore toscano Eugenio Giani ha aperto un tavolo di crisi chiesto dai sindacati, Rsu e Cgil nei livelli di categoria e confederale. Nella prima riunione (presente il Comune di Bibbiena che segue la vicenda) la Regione ha condiviso con le parti, compresi i curatori fallimentari che gestiscono l’immobile di Soci, un percorso per arrivare a una soluzione in grado di salvare Panno e posti di lavoro. Ieri nello stabilimento casentinese è arrivata la delegazione regionale, guidata dal consigliere del presidente Giani per le crisi aziendali Valerio Fabiani, e composta funzionari di Arti e dell’Unità di crisi lavoro e vertenze della Regione.
Un incontro con lavoratori e rappresentanze sindacali per fare il punto della situazione e confermare la necessità di uno "sforzo da parte di tutti gli attori che hanno responsabilità nella vicenda per scongiurare esiti drammatici". La Manifattura del Casentino, che detiene la produzione dello storico Panno, ha dichiarato la cessazione dell’attività e contestualmente il licenziamento dei 18 dipendenti, nonostante l’andamento dell’azienda segni una ripresa e ordini in crescita fino alla fine dell’anno con un fatturato che nei primi sei mesi del 2022 ha raggiunto il milione di euro (cifra dell’intero 2021).
Al centro della vicenda, una questione relativa all’immobile dove fino al 30 settembre gireranno a pieno regime i macchinari per rispettare i tempi di consegna su ordini commissionati da vari Paesi esteri: dall’Oriente agli Usa. E’ a rischio un’intera economia di sistema che ruota sulla produzione tessile (sono un migliaio le aziende casentinesi che operano nel settore) e che nel Panno ha la sua maggiore vocazione.
Secondo Fabiani "l’unica strada da percorrere per consentire il salvataggio della produzione storica e dei posti di lavoro è la collaborazione attiva di tutti i soggetti coinvolti nella vicenda dell’immobile. La Regione, dal canto suo, ha raccolto disponibilità che vanno concretizzate". In ballo c’è anche l’interessamento del Gruppo laniero Bellandi di Prato ad acquisire stabile e macchinari, dopo il passo indietro della società immobiliare di Aruba che nel 2018 si era aggiudicata l’asta. Resta aperto il tavolo di crisi, attivato dalla giunta su richiesta sindacale, alla presenza di tutte le parti.