AREZZO
"Granchio Blu, ne combattiamo l’invasione a tavola, a suon di paccheri e pomodorini". Del granchio blu non si fa un gran parlare solo sulla costa; casse di esemplari sono arrivati anche in piazza Sant’Agostino al Mivà di Più. "Anche noi vogliamo contribuire a ripulire i nostri mari da questi granchi voraci che mangiano di tutto e si moltiplicano in fretta" spiega il patron del famoso ristorante, Valentino Caldiero. Inutile dire di cosa stiamo parlando, dell’ormai famigerato granchio blu, una specie originaria delle coste atlantiche del continente americano, totalmente aliena per le acque del Mediterraneo e dei mari italiani, che ha cominciato a colonizzare i nostri mari dove hanno trovato un habitat perfetto: abbondanza di cibo e soprattutto la quasi totale assenza di predatori. Mettici poi la loro estrema prolificità, il tutto ha reso questi crostacei una vera e propria minaccia per i nostri ecosistemi marini e per le attività produttive e commerciali ad essi collegati.
"Ho parlato con i pescatori alle Rocchette dove ero in vacanza, parlano di una vera calamità. In mare è tutto tritato dalle loro forti chele con le quali riescono anche a rompere le reti". Ormai è troppo tardi per fermare l’invasione, ma ci si può ingegnare per contenerla. E quale miglior modo se non a tavola? "Uno dei metodi più efficaci per combattere questa piaga arriva dalla gastronomia. Ne abbiamo comprati tanti esemplari dall’Adriatico e sono finiti sulle nostre tavole" spiega Caldiero. "Paccheri al granchio blu" si legge sulla carta, al costo di 10 euro. "Non sono saporiti come l’astice, e hanno delle note più dolci e delicate rispetto ai granchi nostrani, con il tocco di un bravo chef il piatto esce che una meraviglia".
Gaia Papi