
Orafi al lavoro
Arezzo, 5 giugno 2020 - I finanziamenti a fondo perduto diventano l’oscuro oggetto del desiderio dellea aziende orafe, cui i contributi del governo potrebbero dare una mano importante per ripartire, soprattutto per reggere all’impatto di queste settimane durissime in cui il distretto dei gioielli è ancora fermo all’80-85 per cento, in attesa di una ripresa che può venire solo dalla riapertura dei mercati mondiali, ancora ai primi passi.
Ecco dunque la richiesta che parte in coro dal primo distretto d’Europa, 1200 aziende, 8 mila occupati diretti, 10-12 mila con l’indotto: i nostri fatturati vanno calcolati al netto della materia prima e per farlo serve di emendare il decetone rilancio del premier Conte. La questione è semplicissima: l’attuale formulazione del decreto prevede contributi a fondo perduto solo per le imprese fino a 5 milioni massimi di fatturato.
Tetto che la Consulta degli orafi, presieduta da Giordana Giordini e di cui fanno parte tutte le associazioni di categoria, non contesta. Però, si fa notare, non in tutti i settori economici il peso della materia prima è lo stesso. Perchè un conto è lavorare la carta (percentuale bassa sul fatturato), un altro l’oro, che fa lievitare enormemente le cifre.
Tanto per fare un po’ di conti, con il prezzo dell’oro ai valori di ieri (48 euro al grammo, in discesa rispetto ai massimi di 51), un’azienda che tratta cento chili in un anno (cifra irrisoria) è già fuori dal tetto del decreto, perchè poi c’è anche il valore aggiunto della produzione.
Per chiarire, in un’impresa media passano in dodici mesi da una tonnellata a una tonnellata e mezzo di metallo prezioso. Tutto cambierebbe se il calcolo si facesse solo sul valore aggiunto, sterilizzando la parte di fatturato relativa alla materia prima.
«Nel primo caso - sintetizza Giordana Giordini, presidente della Consulta - nei 5 milioni non ci rientrerebbe nessuno, neppure le aziende familiari. Nell’altro riuscirebbero ad accedere ai fondi dal 50 al 70 per cento delle ditte del distretto».
Non un particolare irrilevante. Da notare che i contributi a fondo perduto non sono immensi o comunque tali da consentire di recuperare le perdite del lockdown: per le aziende con fatturato sopra il milione è il 10 per cento, il che significa da 100 mila euro a mezzo milione. «Però - dice Giodana Giordini - ci darebbe il senso della vicinanza morale dello stato in un momento così difficile».
Vicinanza morale che tutto il mondo dell’oro vorrebbe avvertire. Ecco perchè si continua a discutere, e se ne parlerà anche nella Consulta della prossima settimana, di alleanza fra le tre capitali del gioiello, Arezzo appunto, Valenza e Vicenza.
Non sono un settore trainante del made in Italy come l’automotive, non pesano quantro la moda, ma valgono comunque 6 miliardi di export, 2,1 dei quali solo qui. Siamo intorno all’1 per cento dei 540 miliardi nazionali. Forse vale la pena di considerarlo un comparto strategico.