Olio di qualità e incognita pioggia. "Abbiamo un mese di autonomia"

Tulio Marcelli del Consorzio toscano Igp traccia il quadro: "La siccità ha colpito molti fiori in pianta. A ottobre capiremo come sarà la stagione". Migliaia di imprenditori agricoli con il fiato sospeso

In provincia di Arezzo migliaia di produttori di olio sono alle prese con gli effetti dell

In provincia di Arezzo migliaia di produttori di olio sono alle prese con gli effetti dell

Arezzo, 14 agosto 2022 - Non è emergenza, non ancora. Ma lo spettro di un anno fa toglie il sonno a migliaia di imprenditori dell’olio aretini che nel 2021 hanno "pagato" il conto della siccità con una perdita pari all’80 per cento del raccolto. Danni per decine di migliaia di euro e ora si teme il bis. Uno scenario ancora all’orizzonte eppure verosimile se la morsa del calore non si allenterà e la pioggia non cadrà a sufficienza. "Killer" silenziosi ma implacabili delle eccellenze della provincia: qui lavorano circa mille aziende del Consorzio dell’olio toscano Igp (novemila imprenditori a livello regionale), il top della produzione con mercati internazionali sempre più interessati all’oro verde e canali commerciali consolidati in Nord Europa e America. Ma il problema riguarda anche le circa diecimila micro-imprese che producono per consumo familiare, alle quali si aggiunge la filiera di frantoi e mulini.

"La qualità dell’olio aretino è altissima perchè contiene molti polifenoli con un’azione antiossidante, anche per questo è molto richiesto", spiega Tulio Marcelli, consigliere del Consorzio dell’olio toscano Igp che testa sul campo, anzi nei suoi oliveti, le anomalie di stagioni sempre più condizionate dai cambiamenti climatici. "Rispetto al passato, l’incidenza del meteo sta gradualmente modificando le caratteristiche del prodotto che si stanno attenuando nelle componenti di istintività specifica: la connotazione intensa, fruttata e con un componente piccante, si è attenuata, senza tuttavia inficiare qualità del prodotto che resta elevatissima".

Difficile dire adesso che stagione sarà nei prossimi due mesi, perchè le variabili sono legate alla pioggia e all’attenuazione di un clima caratterizzato da "bombe" di calore persistenti con un impatto pesante sugli olivi che pure sono abituati a temperature elevate. "Bisognerà vedere quante olive riusciamo a portare alla raccolta, tra quelle rimaste in pianta". Una parte dei fiori, infatti, è sparita sotto i colpi della calura e già questo rappresenta "un primo danno per gli imprenditori agricoli. Tra un mese, saremo in grado di capire quanto raccolto, quanto ricavo, quanto danno" sottolinea Marcelli che cura seimila olivi nelle colline della Chiassa Superiore. "Siamo preoccupati perchè se perdura il calore intenso e non piove a sufficienza, avremmo solo un mese di autonomia negli oliveti, poi il raccolto sarebbe pregiudicato". Se questo è uno scenario possibile, è altrettanto vero che la mappa provinciale delle zone a vocazione olivicola presenta un quadro a macchia di leopardo con aree più colpite e appezzamenti sottoposti a uno stress termico minore. Tuttavia il clima "impazzito", ha lasciato il segno almeno negli ultimi cinque anni, "tre dei quali hanno registrato un calo di produzione", spiega Marcelli che nella sua tenuta produce 40-50 quintali di olio "in annate normali", quasi declinando al passato i quantitativi di prodotto realizzati solo pochi anni fa. E’ il segno di un cambio epocale con cui fare i conti, senza rincorrere l’emergenza.