
di Federico D’Ascoli
Era ospite dalla sorella che vive ad Arezzo da un paio di mesi, senza mai richiedere lo status di profuga. Né per sé, né per i suoi due figli di 14 e 6 anni. Da qualche giorno ha deciso di tornarsene a casa sua, in Ucraina, nonostante la guerra non sia ancora finita. Alesiya era arrivata qui mentre il marito era rimasto in patria per difenderla dall’invasione dei russi.
Ma adesso che il conflitto sembra in stallo e la situazione meno drammatica delle prime settimane ha rifatto i suoi bagagli, ha salutato la sorella e la sua famiglia ed è tornata a casa.
Abita nella città di Černivci, oltre 300 mila abitanti nell’oblast della Bucovina del Nord. Si trova nell’Ucraina occidentale al confine con la Moldavia e la Romania. Comprende bene l’italiano ma per rispondere alle nostre domande ha bisogno della traduzione della sorella che vive in Italia da diversi anni e ci supporta durante la telefonata internazionale.
Alesiya, perché ha deciso di tornare in Ucraina?
"Perché stava per scadere il permesso ordinario di 90 giorni concesso a chi arriva dall’estero. Non ho mai richiesto lo status di profugo perché fin dall’inizio volevo tornare in patria appena possibile per ricongiungermi a mio marito che, per fortuna ha continuato regolarmente a lavorare e non è stato richiamato al fronte".
Le immagini che arrivano in Italia dal suo Paese sono atroci: città rase al suolo, cadaveri sulle strade, attacchi con i carrarmati e bombardamenti aerei. È sicura di quello che ha fatto?
"Nella mia città, Černivci, l’esercito russo non è mai arrivato anche se le tensioni con la Moldavia fanno pensare che proprio il paese a poche decine di chilometri da casa nostra possa diventare il prossimo obiettivo di Putin. Per ora è ancora tutto tranquillo anche se la gente non esce volentieri di casa e la città sembra quasi disabitata. Speriamo che continui così".
Com’è stato il suo viaggio per tornare da Arezzo nel suo Paese?
"Senza alcun problema, il flusso di coloro che sono scappati all’inizio del conflitto e che passavano anche dalla mia città si è arrestato. Non ho ritrovato nulla di cambiato rispetto a quando l’ho lasciata".
Che pensa di questa guerra che si trascina seminando dolore e morte?
"È stata una scelta di Putin che molti russi che conosco non condividono minimamente anche se in patria non possono esprimere liberamente le loro idee perché sarebbero perseguitati. Mi auguro che finisca al più presto possibile, il mio Paese ha pagato un prezzo altissimo a questa follia".