Nisini è avanti nella notte del voto Ma Ceccarelli tenta il tutto per tutto

Il sottosegretario leghista con il vento in poppa malgrado il risultato deludente del Carroccio. Il candidato dem si è difeso ma risulta staccato prima dei risultati definitivi. Il ruolo dell’astensionismo

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di Federico D’Ascoli

Una volata durata meno di un mese con una campagna elettorale-lampo. La scelta del centrosinistra per l’uninominale della Camera è arrivata senza sorprese, quella del centrodestra è stata invece attraversata invece da retroscena velenosi per il passaggio del collegio da Fratelli d’Italia alla Lega all’ultimo tuffo.

Il risultato del confronto più atteso, quello tra Tiziana Nisini e Vincenzo Ceccarelli, in base alle prime sezioni scrutinate, non appare in discussione.

Nisini strappa il pass per Montecitorio sfruttando da una parte il vento di centrodestra che ieri ha spirato da Bolzano a Ragusa ma anche incassando il patrimonio di rapporti e conoscenze che nasce dagli anni da assessore nella prima giunta Ghinelli, fino all’elezione al Senato nel 2018 per cui anche Arezzo fu decisiva.

Sarebbe stata comunque eletta grazie alle posizioni strategiche in un paio di collegi proporzionali ma la vittoria nella sua città d’adozione ha un valore necessariamente più importante. Anche qui, rimanendo nell’ambito del centrodestra, è Fratelli d’Italia a mettersi tutti alle spalle. Il partito di Giorgia Meloni dovrebbe superare anche il Pd, nonostante le evidenti tensioni per l’esclusione di Francesco Macrì dalla corsa per l’uninominale. Un risultato forse atteso ma altrettanto storico in una terra di sinistra come questa che si risveglia con un risultato che per il centrodestra va oltre le più rosee aspettative.

Vincenzo Ceccarelli ha fatto una campagna elettorale generosa e tradizionale da un evento all’altro nella galassia democratica in un collegio che fin dall’inizio sembrava in bilico ma che con il passare delle settimane è diventato sempre più favorevole alla coalizione di centrodestra. Per lui resta il ruolo di capogruppo del Partito democratico in consiglio regionale ma la delusione è grande perché l’approdo a Montecitorio avrebbe rappresentato il coronamento di una carriera politica iniziata da sindaco venticinquenne di Castel San Niccolò.

La sensazione che fosse Nisini la favorita è stata confermata dalle urne. Così come l’astensionismo ha giocato un ruolo importante penalizzando probabilmente la colazione progressista, nonostante le code mattutine, determinate soprattutto dalla necessità di bollare ogni scheda. Si oscilla sul 70%, quasi un elettore su tre ha deciso di rimanere a casa, scelta che forse ha penalizzato principalmente la coalizione progressista. Ma sono solo sensazioni senza alcun riferimento certo con la realtà. Di certo, come atteso, gli altri candidati sulla scheda rosa hanno fatto necessariamente la figura dei comprimari anche se non sono mancate le sorprese nelle percentuali.

Adesso inizia una nuova fase, quella in cui saranno due donne a rappresentare Arezzo nei palazzi della politica: Tiziana Nisini alla Camera e Simona Petrucci al Senato.

Qualche sorpresa, poco probabile a dire la verità, potrebbe arrivare dai listini proporzionali, dove sono molti gli aretini in corsa.