
Il Corso di domenica
Arezzo, 7 dicembre 2020 - Di sicuro non è stato un assalto all’arma bianca, come l’anno scorso con la Città di Natale e il mercatino tirolese, come a Milano e Roma una settimana fa, sempre che le immagini non fossero sfalsate dall’effetto schiacciamento del teleobiettivo. Poi il bicchiere si può vederlo mezzo vuoto o mezzo pieno. Mezzo vuoto perchè in questa prima domenica di ritorno alla zona arancione non ci sono la folla, i capannelli, gli assembramenti che erano tipici dello shopping natalizio quando ancora non c’era il Covid.
Mezzo pieno perchè rispetto a sette giorni prima le strade del passeggio e degli acquisti tornano a riempirsi in parallelo coi negozi che riaccendono le luci. Il clima non è più quello allucinato della zona rossa (che pure era stata assai meno deserta del lockdown di marzo e aprile) ma non è neanche quello del tana liberi tutti. Il primo termometro è il traffico dell’ora di punta, che in una domenica in cui non si lavora, è intorno alle sei di sera: sostenuto ma senza ingorghi e anche senza file.
Neppure agli ingressi dei grandi parcheggi del centro. All’Eden, dove in un festivo normale (pre-virus insomma) c’era sempre la coda, si entra senza attendere un secondo, anche se la distesa delle macchine è ben più consistente delle domeniche da tappati in casa. Alla Cadorna, l’accesso da via Porta Buia fila liscio come l’olio. Il display annuncia ancora un centinaio di posti liberi, un terzo della capienza.
Molto se misurato col metro della zona rossa, sempre molto (ma nel senso di molto meno) se il paragone è con un anno fa, quando coi mercatini di Natale la fila era la regola. Tutti esauriti, invece, i pochi posti a raso a lato delle strade principali. In piazza Guido Monaco c’è l’«assembramento» dei parcheggi abusivi.
Segno di movimento, non di tutto esaurito. Infatti basta addentrarsi nelle strade dello shopping per accorgersi che la folla non è quella della prima domenica della stagione delle feste (almeno di quello che ne resta) ma solo di poco superiore a una normale domenica autunnale. La differenza la fanno i buchi che si aprono nel passeggio del Corso, di via Madonna del Prato, di via San Giovanni Decollato (che a proposito vince il premio della strada meglio decorata, coi negozi che hanno probabilmente provveduto da soli all’illuminazione).
Non è un muro compatto ma a chiazze come la nebbia: da lontano sembra intensa, quando ci passi dentro ti accorgi che lo spazio c’è. In piazza San Iacopo i grandi magazzini si sorvegliano l’un l’altro. Da Zara sono molti quelli che girano tra i banchi, non però la ressa da Natale. Idem da Ovs e da Stradivarius. Pieno ma non pienone nei quattro negozi dell’intimo a buon mercato di mezzo Corso.
Impressiona semmai e dà l’idea di una stagione del tutto particolare la messe dei cartelli di sconti e vendite promozionali. In almeno la metà delle vetrine si compra già a prezzi di ribasso, a metà fra il black friday che non c’è stato e i saldi che verranno a gennaio. Ci si arrangia per attirare una clientela riluttante, ma i margini si abbassano e anche questo pesa sui fatturati già periclitanti dei negozi fisici, mentre vanno a gonfie vele le vendite on line, pure tra i commercianti tradizionali che sono stati così previdenti da organizzarsi.
Su, in cima al Corso, rintanata nel suo negozio di articoli per la casa di lusso, Anna Lapini, presidente regionale e provinciale di Confcommercio nonchè paladina della battaglia anti-Amazon, traccia un primo bilancio della giornata, non troppo convinto: «Mi aspettavo di più, pensavo a una domenica più ricca di folla e di affari».
Ha ragione lei a dirlo perchè un anno fa la sua vetrina, nel pieno del flusso dei mercatini, era assediata dalla folla dei turisti e degli aretini. Nemmeno la nostalgia è più quella di un tempo. In compenso in tutto il Corso e dintorni non si trova un bar per un caffè: non ha riaperto nessuno, sia pure con l’asporto. E’ uno shopping mutilato persino della tazzina.