Nel mirino dei social dopo il gay pride, parla il professore: "Rifarei tutto"

Intervista a Francesco Simoni, l’insegnante di una media di Montevarchi che ha denunciato tra gli altri un blogger e un assessore."Parteciperò sempre ai pride"

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Arezzo, 19 febbraio 2020 - Ha ricevuto numerose attestazioni di vicinanza e solidarietà Francesco Simoni, 47enne insegnate in una scuola media di Montevarchi, che attraverso l’avvocato Antonio Panella ha denunciato per diffamazione un gruppo di persone, tra cui il blogger Francesco Giusti, autore di un post su Facebook ritenuto offensivo, e l’assessore senese allo Sport Paolo Benini, che sotto quel post aveva lasciato un commento.

Entrambi, insieme ad altre tre persone (Francesco Bozza, Luca Giglioni e Sandro Mattei), sono stati rinviati a giudizio davanti al Tribunale di Siena.

Professore, qual è stata la reazione della gente dopo che la sua storia è diventata di dominio pubblico? «Ho ricevuto molte attestazioni di vicinanza e solidarietà. Ma è quello che succede di solito in queste circostanze. Mi ha fatto piacere invece il fatto di aver ricevuto molte nuove richieste di amicizia su Facebook».

Qual è attualmente il suo stato d’animo? «E’ passato del tempo dal giugno del 2018, quando partecipati al Toscana Pride a Siena. Ma è come se ci fosse stato un incendio, fosse stato spento e all’improvviso qualcuno buttasse della benzina in modo che le fiamme ora tornino a divampare con violenza. In passato sono stato vittima di bullismo: era una cosa che avevo archiviato, pur trovando sempre la forza di reagire. Bene, anche stavolta ho reagito».

Con il senno di poi, parteciperebbe ancora a quel Toscana Pride? E, soprattutto, sceglierebbe ancora quell’outfit? «Ho partecipato e parteciperò sempre al Toscana Pride come a tutti gli altri Pride. Quanto al mio outfit, lo considero molto morigerato visto l’obiettivo di testimonianza rivolta a chi non ha partecipato alla manifestazione per timore o paura. L’invito è di non vergognarsi di quello che si è».

Cosa pensa dei suoi detrattori? «Penso che le persone non sono tutte uguali. Il male è banale, perché presuppone ignoranza, paura e la volontà di ottenere profitto. La banalità del male si estrinseca quindi in vari modi. nel mio caso, con un post su Facebook e con una serie di commenti».

Al Toscana Pride del 2018 a Siena partecipò anche il futuro sindaco Luigi De Mossi (era prima del ballottaggio, ndr), che lei incontrerà in Tribunale in quanto avvocato difensore di due degli imputati. Cosa gli dirà? «Questo non lo sapevo... Non gli dirò assolutamente nulla. Cosa gli dovrei dire? Non c’è nulla da dire... ».

Per quanto riguarda invece le persone che lei ha denunciato, si sente di mandare un messaggio a coloro che l’hanno offesa su Facebook? «Non ho alcun rapporto con loro e non mi interessa averne. Mi spiego meglio: non mi interessa cosa dicono o cosa pensano. Mi è bastato quello che ho visto sui social». Intanto il legale del professor Simoni, l’avvocato Panella ha depositato la lista dei testi che saranno chiamati in aula a ricostruire come hanno informato il docente di Montevarchi della presenza sui social del post considerato diffamatorio: «Il mio assistito verrà citato automaticamente dal pm – annuncia l’avvocato – è spiegherà come soltanto grazie alla segnalazione di un’amica sia riuscito a sapere cosa stava succedendo in rete».

La prima udienza si terrà mercoledì 26 febbraio dinanzi al Tribunale di Siena in composizione monocratica, giudice Jacopo Rocchi.