
Coronavirus: a Napoli insegnanti in fila per test sierologico (Ansa)
Arezzo, 17 ottobre 2020 - Si chiama Paolo Granelli, affermato professionista, geometra, amministratore di condominio. La sua casa è a Subbiano, una casa prigione. Granelli, cosa succede? «Mi è piombata addosso questa mattonata del Covid, ora ne sono fuori ma non ho la liberatoria per uscire». Partiamo dall’inizio... «14 settembre, ho un po’ di malessere, febbriciattola.
Sospetto che ci sia la manina del Covid, mi sottopongo al tampone e infatti ecco qua, positivo». E scatta la quarantena... «Inevitabile, mi chiudo fra le mie stanze, il malessere intanto passa e aspetto con pazienza che tutto si risolva, che arrivi la negatività e che io possa finalmente tornare al mio lavoro».
Non è mai semplice tornare a essere negativi, anche per lei è accaduto la stessa cosa? «Stavo bene ma la positività persisteva. Ho fatto tre tamponi, il 23 settembre, il primo e il 3 ottobre: positivo a bassa carica virale». Ancora in «prigione»... «Così è stato, devi guarire per tornare alla vita normale e il maledetto Covid lasciava ancora le sue tracce pur se deboli e pur se mi sentivo benissimo».
Nel frattempo... «Nel frattempo i vigili urbani di Subbiano si accertavano di continuo che io rimanessi nelle mie stanze senza mettere il capo fuori». Giusto... «Giusto». Arriviamo alla svolta... «Il 10 ottobre: nuovo tampone e il responso è quello atteso. Sono negativo, gioisco, ancora un tampone di conferma e poi ciao quarantena».
Invece... «Invece da decreto regionale la Asl avrebbe dovuto ripetere il secondo tampone entro 24 ore. Ma mi sono dimenticato di una cosa». Dica... «Per scoprire che ero tornato negativo sono stato costretto ad accedere al fascicolo sanitario personale, al contrario di quanto era accaduto quando rimanevo positivo. Un’altra postilla: in tutto l’arco della prigionia sanitaria non c’è stato neanche un portantino della Asl che mi abbia chiesto: Granelli, come sta?».
Torniamo al secondo tampone... «Lo aspetto invano da giorni, non so nemmeno se rientro nella casistica precedente o in quella entrata in vigore da poco. Ma in ogni caso avrei bisogno della lettera di guarigione della Asl». Che non ha mai ricevuto... «Come lo devo ripetere. Sono qui, negativo, senza comunicazioni e non posso uscire di casa».
Ma una telefonata no? «Provate voi. Sei numeri, il 254969, il 255951 o se preferite il 254966 e mi fermo perché tanto è inutile». Inutile? «Non ti rispondono, il telefono squilla a vuoto. E se chiami il numero nazionale 1500 ti rimandano alla Asl locale. Un circolo vizioso». Una mail? «Peggio che andar di notte».
Chieda aiuto al sindaco... «E’ l’autorità sanitaria locale e non presta alcun intervento se non quello di vigilare sulla corretta restrizione domiciliare». E se esce di casa? «Vado nei guai, tecnicamente sono in quarantena anche se negativo». Dunque... «Mi arrendo, aiutatemi voi se ci riuscite».