"Mugnai chiamò prima il 112" Delitto, ora tocca alla procura

Dalle motivazioni emerge il particolare delle telefonate durante l’assalto. Il pm attende gli esami scientifici per l’eventuale richiesta di rinvio a giudizio

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Aveva anche chiamato i numeri di emergenza, alle 20.29 e alle 20.31: "Qui viene giù tutto, aiutateci". Si legge nelle motivazioni dell’ordinanza con la quale il gip Giulia Soldini ha scarcerato Sandro Mugnai. Ora la palla passa alla procura con il pubblico ministero Laura Taddei che raccoglierà tutte le relazioni scientifiche relative al delitto di San Polo. Il fabbro di 53 anni che ha ucciso con quattro colpi di carabina andati a segno Gezim Dodoli, 58 anni, è già fuori dal carcere perché ha esercitato la legittima difesa, sua e della famiglia.

"Non è una persona violenta né pericolosa. Si tratta di un uomo che ha agito per difendere la propria e l’altrui incolumità" specifica il giudice delle indagini preliminari nel documento di 17 pagine che accompagna la rimessa in libertà di Mugnai.

Gezim Dodoli aveva "bloccato l’unica via di uscita e continuava a colpire con il mezzo meccanico la parte di muro e di tetto della stanza dove si trovava la famiglia", voleva "fare del male ai componenti della famiglia".

Tanto che il fratello di Mugnai aveva avuto il coraggio di scendere nel piazzale dove si trovavano le auto danneggiate dalla benna ma il vicino albanese gli aveva rivolto contro il macchinario con cui nel frattempo continuava a colpire le mura di casa. Dodoli, scrive Soldini: "Non si era neppure fermato di fronte al primo sparo rivolto a terra e stava abbattendo la parete della stanza".

Oltre che gridandogli di fermarsi i Mugnai avevano anche allertato un amico e contattato i numeri di emergenza alle 20.29 e alle 20.31.

"La reazione - si legge nell’ordinanza - scattava dopo, essendo impedita ogni via di fuga, con la casa mezza distrutta e con Gezim Dodoli che non arrestava la propria furia: l’unico strumento che Mugnai aveva a disposizione, a quel punto, era una delle sue armi".

Sparare per mettere fine all’inferno che Mugnai stava vivendo insieme alla famiglia era "l’unica soluzione per neutralizzare il pericolo".

Per questo nell’ordinanza del gip non si tratta né di omicidio volontario, né di eccesso di legittima difesa visto che il fratello aveva tentato quattro volte di fermarlo. "L’esigenza che, imperiosa, si era venuta a creare - si legge nell’ordinanza - era di interrompere l’azione criminosa e tendenzialmente omicida del Dodoli".

Il percorso giudiziario di Sandro Mugnai adesso torna nelle mani del pm Taddei. Tutti i risultati dei rilievi scientifici entraranno a far parte del fascicolo aperto nei confronti del fabbro di San Polo. Tempi non brevissimi, prima di decidere se richiedere o no il rinvio a giudizio.

f.d’a.