"Morti in Archivio, dolore sempre più forte" Quattro anni dopo le mogli raccontano

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"Non è vero che il tempo lenisce il dolore. L’unica cosa che ci consola è entrare nella stanza che hanno loro dedicato". Sono le parole di Monica Luglioli e Anna Maria della Scala, mogli di Piero Bruni e Filippo Bagni, i due dipendenti dell’Archivio di Stato morti quattro anni fa per una fuoriuscita di gas argon dall’impianto antincendio. Era il 20 settembre del 2018.

I due colleghi quella mattina si erano attivati vedendo la spia dell’impianto accesa, ma la saturazione del gas presente nel locale tecnico non gli dette scampo. Una tragedia che sconvolse l’intero Paese. "È sempre un giorno molto duro perché è come se fosse successo oggi. La loro mancanza è incredibile. Uno li per li non si rende conto ma più vanno avanti gli anni e più il dolore diventa forte" continuano le mogli. Ieri mattina, all’Archivio, si è svolta una cerimonia di commemorazione proprio nella stanza dedicata a Piero Bruni e a Filippo Bagni. "Manca la colonna portante della nostra famiglia. Manca come marito, manca per i figli. Non averlo con noi è sempre più doloroso" spiega Monica Luglioli. "Un dolore che invece di placarsi si rinnova" raccontano.

"Un dolore che talvolta ti farebbe cambiare strada per noi passare qua sotto. Ma continuiamo ad essere legatissimi all’Archivio perché era la loro vita e qua ci sono tante persone che ci vogliono bene".

Una tragedia aperta nel cuore dei familiari, ma anche nell’ambito giudiziario. Il processo di primo grado è ancora in essere. Sono undici gli imputati accusati di duplice omicidio colposo. Tra loro anche il direttore dell’archivio Claudio Saviotti e l’ex direttrice Antonella D’Agostino oltre al vicecomandante dei vigili del fuoco dell’epoca Antonio Zumbo.

Ga.P.