Montedoglio, difese all'attacco: "Conci costruiti male dall'inizio"

Crollo della diga, in aule i consulenti dei due imputati Zurli e Cola. Il processo in dirittura finale

La rottura della diga di Montedoglio

La rottura della diga di Montedoglio

Arezzo, 24 maggio 2018 - Nessuna responsabilità di Diego Zurli e di Stefano Cola per il crollo alla diga di Montedoglio: questo affermano in consulenti della difesa dei due indagati, assistiti in aula da Piero Melani Graverini. L’ingegnerMario Noli e il professor Marco Mezzi del duipartimento ingegneria civile dell’università di Perugia, hanno ricalcato nelle loro relazioni la conclusione a cui era giunto Alessandro Ghinelli, ingegnere nonché sindaco di Arezzo, che era intervenuto nel corso della precedente udienza in qualità di consulente dell’ente delle acque umbro-toscano.

Se per la procura si trattò di disastro colposo, di tutt’altro avviso sono dunque i due consulenti: la responsabilità, sostengono, non fu fu di Zurli e Cola ma di quando, nel 1980, vennero costruiti i tre conci andati in briciole in quella notte da incubo del 29 dicembre 2010 durante la quale il cedimento provocò una grande piena del Tevere, per fortuna senza conseguenze letali.

Come per Ghinelli, anche Mezzi e Noli ribadiscono che alla radice dell’incidente ci fu il ribaltamento di un solo concio che non era stato posato secondo le regole. Il concio, in pratica, risultava soltanto appoggiata e non si era dunque mai saldato con il getto di calcestruzzo del canale di scolo. La mancata saldatura fra le due parti lasciò spazio all’azione corrosiva dell’acqua, lenta ma costante nel tempo.

Così, quella notte, il concio si ribaltò causando come un effetto domino il cedimento degli altri due, dovute alla eccessiva pressione cui vennero sottoposti. E dunque, se questo è lo stato dell’arte, i due consulenti della difesa addebitano semmai alla ditta costruttrice il difetto originario. Negli ultimi dieci anni, da quando Cola era diventato direttore dei lavori, non ci sarebbero stati segnali di peggioramento della struttura capaci di far pensare a un possibile cedimento.

Ove le consulenze di Mezzi e Noli, oltre a quella di Ghinelli, venissero acolte nelle loro tesi conclusive, ecco che verrebbe meno l’accuda di mancata vigilanza contestata agli imputati e in particolare a Zurli. Adesso il processo entra davvero in dirittura di arrivo anche se la prescrizione incombe e anche i reati andrebbero comunque a estinguersi prima del processo di appello. In ogni caso la prossima udienza è fissata per il 13 giugno, dedicata alla produzione di ulteriori documenti da parte delle difese. Ultimo atto il 5 di luglio, conla discussione e il verdetto.