
La selezione dei commessi al mercatino tirolese
Arezzo, 16 novembre 2015 - Entrano in borghese, escono col costume: il costume tirolese, quello con camicia bianca, corpetto e gonna larga, trapuntato di verde. Che poi sarà la loro divisa per un mese. Un mese caldo, anzi freddissimo: dicembre. Quando invece che stare con le mani in mano preferiscono affacciarsi sorridenti dalle casette del mercatino di piazza Grande. «Per noi è la prima volta» esclama Gunther Tarneller: meranese doc, più dimestichezza con il tedesco che con l’italiano e organizzatore di questa trasferta giù dalle valli e dai monti.
«Ognuno di noi ha un banco nei mercatini tradizionali: nel mio caso a Merano, vengo dalla Val Passiria. Ma su Arezzo puntiamo forte». Tanto forte che lui ci sarà quasi a tempo pieno e parecchi dei suoi colleghi pure. E al loro fianco tanti aretini. Ieri si sono presentati in massa nella sede dell’associazione commercianti, la regista di tutta l’operazione. Non tutti insieme, sennò la coda sarebbe andata oltre il parcheggio del Baco d’Oro: ma con appuntamenti sfalsati di 20/30 minuti l’uno dall’altro. Delle 350 domande ne avevano già selezionate ottanta: e quelle ieri si sono giocate il tutto per tutto.
A fine mattinata erano ridotti a 50, al tramonto ecco i trenta che saranno il volto del mercatino tirolese. Quasi tutte ragazze, in genere dai 18 ai 25 anni. Dal 4 dicembre, anzi qualche giorno prima considerando un po’ di selezione e magari una mano per allestire le casette. E poi avanti fino al 27. Una parte ai banchi di artigianato e oggettistica. Un’altra alla baita della ristorazione. Che, sia chiaro, non farà solo panini. «Canederli, polenta con i funghi, raclette di formaggi, stinchi di maiale, varie zuppe gulash»: Gunther non padroneggia troppo l’italiano ma sui nomi dei piatti non ha un’esitazione.
E il testo dei banchi? Spazierà dagli addobbi natalizi di Salisburgo ai brezel (il pane tradizionale dei monti) dal tovagliato tirolese allo speck, dallo strudel alle marmellate, dalla birra alla cioccolateria, dagli oggetti in legno all’artigianato artistico. Con un falegname provetto in arrivo da Vipiteno (anzi Trens in tedesco), esperte di tombolo della valle Aurina e via dicendo.
Un carosello di banchi che saranno il sale nel piatto della città di Natale, il maxi-evento che andrà da piazza Risorgimento al Prato, anche se senza ruota panoramica. Al centro del villaggio non la chiesa, come voleva un noto allenatore di calcio, ma la baita: 80 metri quadrati, posti a sedere fuori e dentro, cucina no-stop dalle 9 in poi, con puntate fino a tardi nei weekend. Se dovesse funzionare pronti a tornare tra un anno. Una stiratina ai vestiti tirolesi e via.