Medicina del territorio e assistenza a distanza Al Forum estivo le nuove frontiere della sanità

Da lunedì al Palaffari il Laboratorio 2030 organizzato da Gutenberg: una nuova organizzazione del sistema della salute che non si basi soltanto sugli ospedali. Gli scenari delle cure e degli esami da remoto. E c’è la presentazione ufficiale del Green pass

di Salvatore Mannino

Imparare dal Covid. Non è il tema ufficiale ma in fondo è il filo conduttore del Laboratorio Sanità 2030 che comincia lunedì al Palaffari. Quell’edizione di metà anno del Forum Risk che Vasco Giannotti e Giorgia Artiano, i due registi di Gutenberg e di quello che è diventato nel tempo uno dei grandi appuntamenti nazionali della salute, avevano promesso in chiusura del convegno di dicembre, quello ancora solo digitale, mentre adesso si torna al dibattito, anzi ai dibattiti in presenza. E anche questo è un segnale forte di ripartenza.

Dirà qualcuno: ma cosa ha da insegnarci la peggiore iattura che ci sia capitata nella nostra vita collettiva? Bè, vale sempre la vecchia regola, che si impara più dalle disgrazie. Ed è inutile dire che il Covid sia stato lo stress test più impegnativo cui il sistema sanitario nazionale sia stato sottoposto dalla sua nascita nel 1978. Senza dimenticare che lo stesso vale per i comparti della salute dei paesi di tutto il mondo, in particolare di quelli occidentali. Altro che gli esami teorici cui le grandi banche vengono periodicamente sottomesse dalla Bce per verificarne la capacità di resistenza a una situazione di crisi. Qui la verifica non è stata per niente teorica: un colossale esperimento fatto su tutti noi, quelli che si sono ammalati, quelli che si sono vaccinati, quelli che hanno dovuto rinviare visite e test diagnostici resi impossibili dallo stato di tensione in cui per un anno e mezzo si è trovata la sanità pubblica.

Bene, come ne esce il sistema? Quali sono le innovazioni suggerite dal balzo che ogni situazione di emergenza provoca in una grande organizzazione, qual è appunto quella della salute? Serve un diverso equilbrio fra medicina territoriale e quella degli ospedali, ci sono frontiere digitali che possono spingere in avanti il sistema? Ecco in breve sintesi le domande cui la due giorni del Laboratorio 2030 (come il prossimo decennio) affronta sia nelle sessioni giornaliere che nei tavoli specializzati.

Se il Covid ci ha insegnato qualcosa, è che la prima necessità è quella di curare i pazienti sul territorio, evitando l’intasamento che manda in tilt gli ospedali. Lo hanno sofferto in particolare le Regioni, a cominciare dalla Lombardia, più sbilanciate verso una sanità tutta fondata sull’ospedalizzazione, per quanto di eccellenza, ma è una tematica con la quale un po’ tutti, a cominciare dalle Usl o come si chiamano le aziende sanitarie locali hanno dovuto fare i conti. Se alle spalle non c’è una sanità di base, una rete di medici di famiglia, di distretti, di case della salute, il sistema messo sotto stress non regge. Vale per il Covid ma non solo per quello. La pandemia suggerisce una necessità che riguarda l’intero settore salute.

E’ qui che si inseriscono il fondo sanitario nazionale e la parte di investimenti relativi alla sanità del Pnrr (il Recuvery fund per intenderci. Se ne parlerà quindi a fondo nel corso di un convegno che non ha i grandi nomi di virologi, epidemiologi ed esperti vari dai quali per mesi è dipesa la nostra vita e il nostro umore, ma che conta comunque su presenze importanti: il presidente dell’istituto superiore di sanità Silvio Brusaferro, una direttrice generale del ministero della salute come Serena Battilomo, che martedì sarà al Palaffari anche per presentare il Green pass, quella carta verde che ci consentirà di circolare liberamente se vaccinati, tamponati o guariti dal virus. Ci saranno anche i direttori di una miriade di aziende sanitarie territoriali, quelli ai quali si dirige il Laboratorio in prima battuta e anche quelli che hanno fatto più esperienza sul campo, insieme ai medici e al resto del personale.

In emergenza, la pandemia ha accellerato anche il processo di trasformazione del sistema sanitario verso digitale e telemedicina. Le visite in presenza non si potevano fare per prudenza, si è esplorato dunque la strada del contatto da remoto con i pazienti, del teleconsulto e persino della teleassistenza. Un assaggio di futuro portato nel presente, un po’ come è stato lo smart working per il mondo del lavoro. Ecco, è proprio questo il senso del Laboratorio: portarci oltre il Covid, nel domani prossimo venturo. Perchè il futuro ha un cuore antico.