Salvatore Mannino
Cronaca

Maxi-blitz antidroga contro la prima banda di pusher nigeriani: tredici verso il processo

Nove ancora in carcere. Dosi in quantità industriali. I «clienti» ordinavano ai capi e i galoppini consegnavano vicino a scuole e supermarket. Il cliente nella foto non è stato arrestato

I carabinieri nei controlli sullo spaccio

Arezzo, 20 novembre 2018 - Piazzavano la droga in quantità industriali, come alla catena di montaggio. I carabinieri cui si devono le indagini stimano che abbiano spacciato qualcosa come 4 mila dosi nei circa 10 mesi in cui sono rimasti sotto osservazione: a Saione, al Pionta, nelle frazioni di periferia a cominciare da Indicatore, persino davanti ai supermercati e alle scuole elementari.

ùOra per la prima banda di pusher interamente di colore (nigeriani per la precisione, l’ultima ondata del microcrimine di strada) arriva il momento del redde rationem. Il Pm Chiara Pistolesi ha notificato a dodici migranti l’avviso di chiusura indagini. Con loro c’è anche un italiano accusato di favoreggiamento. E’ un tossico che si serviva da questa nuova generazione dello spaccio e che quando ebbe sentore dell’indagine, fatta di un certosino lavoro di appostamento e di scavo nell’ambiente di chi comprava droga dalla banda, si affrettò ad avvertire i suoi fornitori: attenti, avete i carabinieri addosso.

Ma il grosso sono le contestazioni di spaccio per gli otto finiti in galera dove sono ancora tutti dopo che il tribunale del Riesame ha respinto i ricorsi: il capo di imputazione riguarda il primo comma della legge antidroga, il più pesante, quello che in caso di condanna costa il carcere vero. Quinto comma, invece, per i tre indagati rimasti liberi.

Il maxi-blitz con le manette scattò all’alba dell’8 ottobre: in otto, sette giovani richiedenti asilo e una donna, furono presi subito fra San Lorentino, Indicatore e Le Ville, l’ultimo invece riuscì a nascondersi ma solo per essere caturato poche ore dopo in via Via Vittorio Veneto, nel cuore di Saione che era stato uno dei territori d’azione della gang e anche quello dove (nei money transfer del quartiere) venivano girati in Nigeria i proventi dello spaccio.

Le indagini dei carabinieri erano partite a dicembre 2017 da alcune segnalazioni in via Romana su pusher che agivano a cielo aperto. Da gennaio le prime intercettazioni telefoniche e i pedinamenti grazie ai quali è stato ricostruito il traffico: i capi che prendevano le ordinazioni per telefono e i galoppini che consegnavano a domicilio o comunque vicino a casa dei «clienti».

Tra gli arrestati, secondo una prima ricostruzione, anche gli aggressori della regista Francesca Montaini, che a Campo di Marte in settembre aveva scattato col cellulare foto di movimenti sospetti. I nigeriani sono difesi quasi tutti dall’avvocato Alessandro Mori, probabile il rito abbreviato.