
Tutti assolti, non ci sono colpevoli per la morte di Sergio Botti l’anziano di Castiglion Fiorentino massacrato di botte alla Fratta dove era ricoverato nel reparto di medicina generale. A provocarne il decesso era stato, nel luglio del 2014, un paziente psichiatrico, Alessandro Lorenzi, che era sfuggito ai controlli e aveva fatto irruzione nel reparto contiguo scagliandosi.
Ieri la sentenza del giudice Cascone che ha mandato tutti assolti i medici accusati di concorso in omicidio colposo: il responsabile del centro di salute mentale della Valdichiana Roberto Borghesi perché il fatto non sussiste; la direttrice del presidio ospedaliero Rosa Lamantia perché il fatto non sussiste; la psichiatra Paola Bevilacqua perché il fatto non costituisce reato. Gli avvocati difensori erano Luca Fanfani (Borghesi), Gaetano Viciconte (La Mantia), Braca e Pernazza (Bevilacqua); parte civile l’avvocato Donata Pasquini. La pm Julia Maggiore aveva chiesto 6 mesi di reclusione per tutti.
Il verdetto arriva dopo l’udienza del 7 luglio scorso durante la quale l’ex direttore generale della Asl Enrico Desideri, chiamato a testimoniare, aveva spiegato che il piano regionale sanitario non prevede di chiudere a chiave le porte dei reparti di psichiatria. In realtà nel caso di un Tso (trattamento sanitario obbligatorio) si specifica che è possibile chiudere, ma non nel caso di un ricovero volontario. E proprio questa era stata la modalità di ricovero di Lorenzi dopo una violenta aggressione al padre.
"Il reparto era ben presidiato con due infermieri per un paziente – aveva dichiarato un altro testimone – quando nella Psichiatria di Arezzo quella stessa notte a pari numero di infermieri c’erano sei ricoverati".
La storia è doppiamente tragica: dopo la morte di Botti, anche Lorenzi morirà: suicida per i rimorsi. Tutto dopo la notte tragica del 9 luglio 2014. Lorenzi, ricoverato in psichiatria, si sveglia e chiede di andare in bagno. Gli infermieri di turno gli indicano la toilette e quando torna, Lorenzi chiede di fumare una sigaretta. Il giovane, un gigante di un metro e novanta per cento chili, perde progressivamenye la testa, la sigaretta la spegne sulla spalla di uno dei due infermieri che mantiene stoicamente la calma. All’altra Lorenzi sferra un pugno in faccia, poi spalanca la porta ed entra in medicina. Balza addosso a Sergio Botti che stava dormendo nel suo letto. "Un colpo da wrestling", lo definisce in aula il maresciallo Donato Amodio che si trovava lì per assistere un familiare ricoverato ed era stato infatti il primo insieme agli infermieri a contenere Lorenzi.