
di Federico D’Ascoli
Francesco Macrì oggi al Tar del Lazio per tornare alla presidenza di Estra. Questa mattina è in programma l’udienza in cui il dirigente di Fratelli d’Italia chiede ai giudici amministrativi di essere reintegrato in sella al colosso del gas dal quale è stato disarcionato dall’Autorità anticorruzione. Il ricorso di Macrì, curato dall’avvocato Gaetano Viciconte, individua cinque aspetti sviluppati in cinquanta pagine per i quali la decadenza imposta dall’Anac con una delibera nel novembre scorso sarebbe illegittima. Secondo l’anticorruzione nel 2017 e poi nel 2020 l’incarico a Macrì di presidente del cda di Estra non era conferibile a causa delle deleghe assunte nei due anni in cui per la legge Severino non poteva averne, in quanto ex consigliere comunale. L’Autorità potrà opporre eccezioni al documento presentato dalla difesa di Macrì che a febbraio aveva deciso di rinunciare alla sospensiva sulla decadenza. Anche il Comune di Arezzo ha presentato un ricorso per contestare il ruolo di "ente conferente" che l’Anac gli riconosce nella sua delibera. La scelta di chi nominare alla presidenza, secondo l’anticorruzione, sarebbe stata infatti di Palazzo Cavallo, attraverso la controllata Coingas.
Una giornata importante ma non è ancora il giorno della verità per Macrì: i giudici avranno da uno a tre mesi per depositare la sentenza. Più o meno gli stessi tempi che potrebbe avere il primo grado del processo Coingas al tribunale di Arezzo, al momento fermo anche per la maternità della giudice Ada Grignani che dovrà essere sostituita nelle prossime settimane.
Tra i motivi del ricorso di Macrì ci sono la scadenza dei patti parasociali che solo fino al 2016 indicavano in Coingas, si legge nel documento presentato dall’avvocato Viciconte, il socio di Estra con il potere di scegliere il presidente, mentre da allora in poi la holding pubblica, partecipata al 45% dal Comune, può nominare solo il consigliere mentre la scelta del presidente spetta al consiglio di amministrazione della multiutility con sede a Prato.
Altra questione che la difesa del dirigente di Fdi considera fondamentale la differenza importante tra la popolazione di riferimento dell’ente di provenienza, il Comune di Arezzo dove Macrì è stato consigliere fino al 2016 e quella di Estra che copre che copre anche le province di Prato e Siena, oltre ad avere 142 Comuni soci indiretti tra Arezzo, Ancona, Firenze, Grosseto, Macerata, Pistoia, Prato e Siena.
Più tecnico e complicato il tema della natura giuridica della società. Estra è interamente partecipata da società a capitale pubblico maggioritario di enti locali ma, secondo l’avvocato Viciconte, è caratterizzata da un’autonomia operativa determinata dal libero mercato con un modello privatistico. Più o meno alla fine dell’estate la sentenza. Appellabile di fronte al Consiglio di Stato.