
di Erika Pontini
"Sì, mi rifiutai di andare in assemblea a Coingas per avallare la proroga della nomina di Macrì (Francesco, ndr). Gli dissi ’Guardi sindaco è illegittima, secondo le norme dell’Anac’. Lui replicò che il tempo era ormai scaduto, perchè erano trascorsi due anni. Sarebbe stato come costruire su un abuso edilizio. Non si può mica sanare... ".
Franco Caridi, l’ex segretario del Comune di Arezzo, 13 anni da dirigente della Corte dei Conti, è lapidario: quella nomina alla presidenza di Estra di un consigliere comunale non si poteva fare. Lo scandisce in aula davanti al tribunale di Arezzo che sta processando undici persone tra cui proprio il sindaco Alessandro Ghinelli e l’ex presidente di Estra, Francesco Macrì per abuso d’ufficio. Il reato in grado di mettere a repentaglio, in caso di condanna, la tenuta di Palazzo Cavallo. E sostiene che sei mesi dopo fu fatto fuori per "ritorsione", per quel parere. "Non me lo toglie dalla testa nessuno". In aula aggiunge che fu anche denunciato da "Lucacci di Fratelli d’Italia (c’è richiesta di archiviazione, ndr) per quelle dichiarazioni" e che nel suo nuovo incarico ad Ascoli Piceno proprio il consigliere di FdI ne chiese le dimissioni. Storia recente, magari solo una coincidenza. Un passo indietro.
Ad Arezzo è il maggio del 2020. Dopo il blitz della digos, lo scandalo sulle consulenze d’oro, l’assemblea in cui si votò il bilancio di Coingas in una clima di sospetti e indagini. Caridi andò in rappresentanza di Arezzo e rassicurò: "Votare il bilancio mica significava condividere la gestione". Alla riunione successiva Ghinelli e Caridi concordano di chiedere l’avvio della procedura di nullità sulle consulenze sospette all’avvocato fioretino Pier Ettore Olivetti Rason e al commercialista Marco Cocci, oggetto dell’imputazione di peculato. Ma dall’assemblea uscì la decisione di chiedere un parere legale sull’azione di nullità. "Alla Digos avevo visto i contratti, dalla mia esperienza era indeterminati di nessuna utilità per gli enti e di cui non potevano usufruirne senza gara. I compensi? Cifre impossibili, 39 mila euro, il classico escamotage perché sopra c’è l’obbligo di gara".
Nuovo appuntamento con la Partecipata a maggio 2020 e, stavolta, all’ordine del giorno, anche la proroga del dirigente di Fratelli d’Italia in sella a Estra. "Il sindaco mi disse ’Vada con delega mia’ e io risposi che mica potevo farlo, come se non ne capissi niente, ero il responsabile dell’anticorruzione. Ghinelli aggiunse ’E adesso come si fa?’. Gli dissi ’Cambiamo nominativo’". Finì invece che Macrì venne confermato, poi decaduto a novembre 2021 in seguito alla delibera dell’Anac per cui è pendente il ricorso al Tar.
La nota dolente dell’addio a Palazzo Cavallo a gennaio 2021. Fuori dall’aula Caridi specifica che la Pec del sindaco per sostituirlo è del 12 mentre appena 4 giorni prima aveva dovuto notificare la richiesta di rinvio a giudizio arrivata dal tribunale in Comune. Caridi ci rimane male. "Una scorrettezza". Dopo la vittoria elettorale era stato lo stesso Ghinelli a rincuorarlo senza nascondergli difficoltà sul parere Macrì. "Pensai che era una brava persona e anche se gli altri non sono contenti..". Chiese spiegazioni? Domanda il procuratore Rossi. "No, era una ritorsione, dopo le elezioni Ghinelli mi disse ’E’ stata dura per lei, la Carlettini (assessore, ndr) l’ha messa in discussione per via di questo parere. Aggiunse che avrei avuto dei problemi. ’Ma la Carlettini è un assessore di rilievo modesto’, replicai". Pochi giorni dopo era fuori dalla porta. In controesame però Caridi si innervosisce. Prima con l’avvocato Nino D’Avirro, difensore di Olivetti che gli ’contesta’ l’indeterminatezza dei contratti. Li ha esaminati? "Intendo dire che quel lavoro che ha fatto non serviva". E l’ipotesi di fusione? "Quella della fusione era un’attività utile ma le consulenze che mi hanno fatto vedere erano di altro genere". Poi tocca a Luca Fanfani (difesa Ghinelli). "Che diceva il parere legale sull’azione di nullità?". "Era in linea con quello che sostenevo io". "Dice un’altra cosa, lo leggeremo", sottolinea il legale. Quanto alle perplessità sulla nomina Macrì, Fanfani chiede se "in veste di pubblico ufficiale ha messo tutto per iscritto". "No, ma la deposizione l’avevo già fatta alla Digos".