
di Erika Pontini
Per l’avvocato Simona Rostagno (nella foto a destra), il legale torinese scelto da Francesco Macrì su internet per il parere sul suo passaggio dal consiglio comunale di Arezzo al Cda di Estra, con il ruolo di presidente, non c’erano ostacoli alla nomina. Nonostante le deleghe gestionali l’avvocatessa per ben tre volte optò per il sì in quella torrida estate delle decisioni al vertice. "Non erano ostative, come previsto dalla normativa", conferma. Salvo restare "infastidita" per quella mail con cui il primo settembre del 2016 l’avvocato Stefano Pasquini, legale del Comune di Arezzo, le suggeriva di "trovare insieme le formulazioni opportune in modo che non contrastino con il parere da Lei rilasciato".
"Rileggendola questa frase mi diede più fastidio dopo anche perché – sottolinea con una punta di rivalsa professionale – Pasquini non capiva nulla di questa normativa" e soprattutto era lei ad assumersi l’onere delle sue scelte.
Lei andò dritta e i pareri sono agli atti del processo.
Il primo contatto con l’allora politico eletto nelle fila di Fratelli d’Italia è del 30 maggio 2016 quando ancora il centrodestra non aveva firmato l’armistizio sul nome di Macrì presidente del colosso del gas invece che assessore, poi però seguì il silenzio fino alla richiesta formale da parte di Pasquini e le mail inviate dall’allora amministratore di Coingas, Sergio Staderini, già condannato nel processo in abbreviato. In una delle mail di risposta la stessa Rostagno aveva però evidenziato che da una parte Estra non poteva essere qualificato ente di diritto privato in controllo pubblico, come poi invece ritenuto dall’Authority ma, dall’altra, aveva stigmatizzato che Anac pone il divieto per la "nomina di presidente con deleghe gestionali" salvo, il 3 settembre, nell’ultimo parere, stabilire che nulla cambiava rispetto alla fattibilità dell’operazione.
In realtà la violazione della legge sul trasloco da palazzo Cavallo a Estra è anche oggetto di contestazione amministrativa dopo il provvedimento di Anac secondo cui quella nomina non s’aveva dafare proprio in virtù delle deleghe che, è stato confermato ieri, erano già in capo al presidente della holding sin dalla sua nomina. Ma questa è un’altra parte della vicenda, al vaglio del Tar.
Restò invece all’oscuro della vicenda, almeno formalmente, il sindaco Alessandro Ghinelli: nel controesame è il suo legale, l’avvocato Luca Fanfani a chiedere alla testimone se avesse mai visto o sentito il sindaco. Ghinelli è in aula, si abbassa la mascherina e la Rostagno scuote la testa. Mai visto o sentito.
Sul compenso per la consulenza legale in aula va in scena la solita frizione con l’avvocato Giorgetti, legale di parte civile per il comune di Cortona. La domanda diretta non viene ammessa perché il legale non è costituito per quel capo di imputazione. Sarà poi la stessa presidente, Ada Grignani a formularla: "Chi l’ha pagata per il parere?", chiede. "Penso Coingas ma non so, non me ne occupo direttamente, se vuole torno a dirglielo". No, non c’è bisogno.
Con la Rostagno i testimoni della procura diretta da Roberto Rossi sono ormai agli sgoccioli. Manca l’onorevole D’Ettore che sarà sentito il 31 maggio. Salta l’udienza del 24. In quella data sarà ascoltata anche l’avvocatessa Santolini dello studio Olivetti Rason, il legale accusato di aver preso parcelle per migliaia di euro, tutte sotto soglia e con incarichi inutili. Ma soprattutto gli undici imputati dovranno sciogliere la riserva sull’esame in aula. Essere interrogati dalla procura e dagli avvocati è cosa ben diversa che rendere spontanee dichiarazioni. Alcuni hanno già scelto la strada del sì come l’assessore Alberto Merelli (difeso dall’avvocato Berbeglia), altri - come lo stesso sindaco Ghinelli (avvocati Fanfani e Melani Graverini) – devono sciogliere la riserva. E’ l’ultima tappa prima di dare il via ai testimoni delle difese. Ma, nel frattempo, il collegio è pronto a cambiare il presidente: sarà quasi certamente un altro giudice a dirigere la seconda parte del processo fino al verdetto più atteso in città.