Le parole ’cucite’ di Margutti in tempi di Covid

Intervista a una delle anime di CasermArcheologica. Riflessioni sulla chiusura e progetti per il futuro

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di Silvia Bardi

Ricama, ricama parole, poesie, pensieri. Letteralmente. Tessuti di emozioni che poi espone. Una esigenza di espressione tipica dell’artista e così ha anche creato uno spazio pronto ad accogliere tanti artisti come leii. Ilaria Margutti dal 2013 insieme con Laura Caruso ha recuperato Palazzo Muglioni a Sansepolcro e l’ha trasformato in una CasermArcheologica ormai notissimo polo culturale. "La mia attività di insegnante al liceo Città di Piero e di artista si intreccia con le attività che svolgiamo a Caserma e, per quanto il lavoro sia impegnativo e assorba gran parte del nostro tempo, penso che siamo riuscite a creare un importante progetto per la nostra città – spiega Ilaria– a CasermArcheologica ci passano molti artisti di tutta Italia, ma anche ricercatori, intellettuali e professionisti del mondo della cultura, senza contare il coinvolgimento di tanti giovani delle superiori e studenti universitari che vengono da noi per partecipare alle nostre attività". Con il Covid non si è fermata. Con Roberto Ghezzi appena sarà possibile aprirà una mostra a Perugia a Palazzo Penna forse a fine gennaio. Ma in questi mesi ha comunque lavorato e creato: "Ho letto, ricamato, cercato di stare vicina ai miei studenti coinvolgendoli nelle riflessioni di questo tempo della metamorfosi. Da questo dialogo, sono venuti fuori tanti spunti come i quaderni artistici che raccontano attraverso lo studio di opere d’arte contemporanee, la loro visione di questo periodo. I quaderni sono delle vere opere, bellissimi e profondi. E ho ricamato ciò che avevo scritto, poesie ricamate dove i fogli di tessuto sono appesi a una serie di cornici simili a paraventi giapponesi, ho creato una nuova installazione dal titolo ‘Il corpo mancante’". Doveva essere fra le protagoniste della Biennale di texile art a Spoleto e a primavera al Must di Lecce. E lo sarà "perché l’arte e la cultura, sono beni di prima necessità - dice sicura - senza pubblico l’arte muore nella società, ma l’artista continuerebbe comunque a lavorare, perché non ne può fare a meno".