
di Lucia Bigozzi
Confindustria lancia il sasso nello stagno dopo l’ennesima alluvione che ha messo in ginocchio l’Emilia Romagna ma che potrebbe capitare anche qui. È una sollecitazione, chiara e netta, indirizzata ai livelli della politica per fare e fare presto. Perchè fiumi che rompono gli argini, bombe d’acqua e grandine, stanno diventando la costante di un clima impazzito che non conosce confini. I ritardi accumulati negli anni rispetto a opere e progetti già elaborati, sono il monito su cui innestare l’acceleratore.
È sul fronte dighe che Confindustria Toscana Sud richiama l’attenzione e indica una via d’uscita per governare gli eventi climatici e non inseguirne gli effetti. Nel giorno in cui il consiglio comunale commemora le vittime del disastro in Emilia Romagna (oltre al dovveroso omaggio alla memoria di Giorgio Cerbai), nel quartier gerale di Confindustria il presidente Fabrizio Bernini fa il punto con gli esperti sul rischio idrogeologico nell’Aretino e nelle province di Siena e Grosseto. Per Confindustria è necessaria "una nuova stagione di dighe in Italia per superare il rallentamento nella costruzione di queste opere nell’ultimo decennio. La nostra provincia non parte da zero: furono costruite quelle sull’Arno di La Penna e Levane, mentre partiva il cosiddetto Piano Arredi che ha portato alla costruzione, terminata nel 1993, della diga di Montedoglio sul Tevere. E se in passato le dighe sono state "pensate per la produzione di energia elettrica (dighe Enel del Valdarno) o a fini misti irriguiproduzione energia da fonte rinnovabile (Montedoglio) oggi c’è bisogno di un cambio di paradigma in base al quale le finalità degli invasi diventano per usi plurimi", compresa la custodia della risorsa idrica sempre più preziosa.
Su questo aspetto si è soffermato l’ingegner Remo Chiarini, tra i massimi esperti di rischio idrogeologico, nel convegno moderato da Giovanni Cardinali, già ingegnere capo della Provincia e al quale ha preso parte Simone Viti, presidente di Eaut. In particolare gli esperti hanno posto l’accento "sulle ipotesi d’intervento per ridurre il rischio idraulico: dall’adegiamento dello scarico della Penna, al progetto sovralzo Levane, lo sfangamento degli invasi Enel e la possibile diga sull’Ambra a Castello di Montalto". Da parte sua, Viti ha aggiornato sui "lavori idraulici e di consolidamento antisismico, conclusi recentemente, che hanno portato la diga di Montedoglio a un livello molto elevato di sicurezza".