
IL PARCO Sarà il Prato ad accogliere i banchi della Fiera Antiquaria
Arezzo, 3 maggio 2021 - Pronti, via: e la Fiera dopo sette mesi in apnea rimette la testa fuori dell’acqua. Una due giorni che resterà scritta nella memoria di questa manifestazione. Lontana, sia chiaro, dai record di presenze dei suoi quasi 53 anni di vita ma la conferma di una forza propulsiva sconosciuta alla gran parte degli eventi aretini. Spunta,come un quadrifoglio portafortuna, nel Prato che ne ospita il secondo inizio: e dà la scossa a tutto il centro e a una parte della città. Il centro di gravità è lassù, sul tetto delle mura: ma il fermento rianima il Corso, tiene i negozi aperti anche a distanze siderali dai banchi.
E offre ai locali l’innesto per una due giorni da buoni incassi. Lì, al confine di una zona gialla che permette il passaggio regionale, i turisti arrivano: c’è perfino qualche americano, ma immaginiamo di quelli di stanza in Toscana. Ma ci sono arrivi da mezza Italia: dal resto della Toscana come dal Lazio e dalla Romagna. Ma anche in forze dal nord, a cominciare dalla Lombardia.
Sabato tanti locali, complici gli spazi all’aperto non infiniti, sono costretti a rimandare indietro tanti gruppi: e ieri pure. Chi ha più disponibilità, come i locali sotto le Logge, infila due giorni pieni. Ma vedi code rasenti il muro perfino in via Mazzini, con i tavoli addossati alla parete apposta anche quando il traffico non è chiuso. Traffico che sabato sera perde la seconda isola pedonale.
Scivola sulla pioggia, un acquazzone implacabile. Lo stesso che nel pomeriggio aveva costretto gli espositori alla fuga precipitosa. Ma la mattina dopo sono di nuovo tutti lì, anche tornando da lontano. Potevamo evitare questo lungo stop, come i Ciompi a Firenze o Pistoia, ma restiamo comunque la grande Fiera ripartita prina. E lo vedi dalle presenze.
Il Comune non fornisce i dati ufficiali ma l’esperienza dice che sono più di duecento gli espositori posizionati al Prato. Erano stati 250 un anno fa alla ripartenza di giugno, quando c’erano anche gli artigiani nel parco della Rimembranza. Ma gli spuntisti non mancano, qualcuno con i «gioielli» in mostra senza il banco o lo stand. Tutto è lecito per ripartire, per spezzare un «digiuno» che ha messo in ginocchio un po’ tutti. Le cautele al Prato sono totali: non vedi uno senza mascherina, non vedi ingorghi davanti ai banchi.
Ben diverso il resto del centro, dove di mascherine calate ce ne sono a iosa. E dove anche l’acquazzone di sabato diventa il volano di assembramenti massicci:perché se piove non pensi che il virus sia comunque più pericoloso dell’acqua e ti concentri sotto la galleria Guido Monaco, sotto i portici, sotto le Logge. Le foto delle Logge rimbalzano tra gli espositori, che lamentano di essere additati come fonte di rischio e mostrano come viaggia il resto del mondo.
Dal Prato si alza l’appello al ritorno in centro, a cominciare da piazza Grande, dove tutti temono di non riuscire a scalzare i tavolini dei pranzi. Tavolini nell’assetto di un’estate, il bando al mattonato per ora è solo un proposito che non è diventato realtà. Fuori i tavoli e fuori anche i banconi tipo bar, in una moltiplica infinita e che fa tremare il popolo della Fiera.
Ma è tutto il commercio del centro a chiedere il ritorno dei banchi, l’isola felice del primo weekend del mese. Gli affari sono a intermittenza, come sempre c’è chi brinda e c’è chi mastica amaro. Però vedi sfilare gente dai banchi con specchiere, scale di legno, oggetti anche ambiziosi. Un ritorno al Prato con il problema dei banchi, senza neanche il rituale chiosco dei panini dietro l’angolo.
Ma la calamita funziona lo stesso e in fondo al tunnel riaccende i riflettori su un ponte recuperato all’ultimo tuffo, E sul quale Arezzo si arrampica: forse per gettare uno sguardo sul futuro che la aspetta, forse per ritrovare almeno due giorni un briciolo di fiducia