
La politica rovesciata da Menchino: "Ma io non mi candido, tranquilli"
"Vota Menchino". A pochi giorni dalle elezioni amministrative ed europee, in città sono comparsi manifesti elettorali in cui troneggia il volto di Domenico Neri che invita i cittadini a "rovesciare" la politica. Quindi Menchino si è candidato? "Niente affatto, è l’ultima cosa a cui penso – sorride – i politici aretini possono stare tranquilli". Sì, quelli apparsi in città sono cartelloni falsi, sapientemente realizzati daa "10 settembre 1923", uno dei gruppi della curva Minghelli. Un gesto goliardico, un’occasione in più per ricordare la prodezza di quella che è stata la bandiera dell’Arezzo, il simbolo di una città, il capitano. Sua la rovesciata che salvò il campionato del 1985, realizzata proprio il 9 giugno di 39 anni fa. "Il gruppo di ultras mi ricorda sempre con affetto; un affetto che contraccambio, fa sempre piacere essere ricordato" continua Menchino. La storia, quasi una favola, è passata di generazione in generazione. Quel 9 giugno 1985 era il penultimo turno del campionato di serie B e l’Arezzo aveva a disposizione un solo risultato per salvarsi: vincere contro il Campobasso.
Nel secondo tempo l’arbitro Pieri di Genova assegna un rigore per l’Arezzo. Rigore che il capitano, a cui era caduta la grande responsabilità di tirare il penalty, fallisce. Una delusione enorme, tanto grande quanto la rovesciata che verrà realizzata di lì a poco, passando alla storia. Menchino si avvita e sale in cielo fin dove è la palla, che ricade nella porta del Campobasso. Il capitano esplode di gioia, lo stadio sembra crollare. Il pubblico urla "Menchino…Menchino….Menchino". L’Arezzo si salva. In un minuto e mezzo il numero 8 dell’Arezzo passa "Dalla polvere all’altare, ridando la serie B alla sua squadra" commentava così Nedo Settimelli.
"Nessuno voleva batterlo, nemmeno Tovalieri. Andai io sul dischetto, ma Ciappi respinse il tiro" ricorda Neri, che poi aggiunge: "Entrai in crisi, vagavo per il campo, c’era scoramento fra i tifosi, poi improvvisamente, passò meno di un minuto e mezzo dopo un angolo provocato da una incursione di Carboni, ci fu un cross di Mangoni e venne fuori quella rovesciata da favola. Esplosione di gioia mia, della squadra, dello stadio. Il portiere Ciappi venne a darmi la mano. In un mondo che dimentica tutto in fretta, questo splendido gol viene ricordato dopo 30 anni e mi fa piacere".
Gaia Papi