La personale di Marcello Bianchi, cinquanta opere di grande creatività

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Una mostra bella, ricca di opere, oltre cinquanta lavori, carica di significati e capace di testimoniare l’assoluta bravura di Marcello Bianchi, è la personale a lui dedicata fino al 14 novembre. Artista aretino mancato prematuramente nel 2018, Bianchi è stato abile e indiscusso maestro dell’incisione. Restio ad esporre, egli è stato capace di “intrecciare le arti”, rivelandosi sensibile verso tutto ciò che “è impalpabile” e affrontando molteplici forme di sperimentazione. Ci voleva una mostra su di lui e ci voleva un’esposizione come questa capace di farlo apprezzare nella sua totalità e serietà di lavoro. Curata da Matilde Puleo, voluta dalla moglie Tonina Tanda Bianchi e realizzata in collaborazione con Paradise for artists, la mostra è visitabile nello spazio espositivo via Cavour 85 in Arezzo di Danielle Villicana e di Maurizio D’Annibale. Interessante e intelligente è la scelta da parte della curatrice di un unico soggetto, la ciotola, che in qualità di “contenitore di quantità misurate”, oltre che “immersione di sogni, pensieri, ambizioni”, fatta con materiali e formati diversi, accompagna il visitatore attraverso un percorso tra lavori pittorici, grafici, fotografici e digitali compiuti dall’artista tra il 2006 e il 2018 e dedicati allo stesso oggetto con infinite interpretazioni. Volendo testimoniare la ricca e articolata produzione di Marcello Bianchi, che suddivideva ogni tecnica in serie, la ciotola permette di attraversare il processo creativo dell’artista con quattro tappe, acquerello, che non permette ripensamenti e che Bianchi gestisce con il suo “segno lapidario”, tecniche miste, fotografie, opere digitali, con ciotole “a plat” realizzate al computer. Il titolo della mostra è dato da una scritta in un acrilico e carboncino su carta.

Liletta Fornasari