
La maison Cartier punta su Arezzo Caccia ai talenti della scuola per orafi
di Lucia Bigozzi
A lezione da Cartier. Ma vale anche al contrario: Cartier sceglie i migliori della scuola per orafi di Arezzo, uno dei fiori all’occhiello del professionale Margaritone. Che tra le tante opzioni tecniche, ha perfino un indirizzo in "trasporti" e un laboratorio in presa diretta dentro la carcassa di un aereo in disuso, trasformato in banco di scuola per imparare. La digressione sul tema serve a descrivere la versatilità della scuola e l’intraprendenza del suo "timoniere", il preside Roberto Santi. Non ama personalizzare tant’è che parla di "lavoro di squadra" ma è un fatto che sia stato lui l’artefice della seconda vita della scuola per orafi che dodici anni fa aveva toccato il suo punto più basso: zero iscritti.
Oggi gli studenti che diventeranno artigiani orafi sono una sessantina e Cartier bussa al portone, a caccia di talenti. Il progetto coinvolge i migliori delle quarte e quinte classi. Per chi tra qualche mese esce con il diploma in tasca, la Maison francese propone un’opportunità di crescita a Torino, Cartier Academy per intendersi, tramite borsa di studio (per i ragazzi delle quarte c’è la proposta per l’anno successivo). Il target è sul gioiello, specializzazione sempre più richiesta dai marchi del lusso. Un anno in Academy con stage retribuito e poi, per i più bravi, il futuro spalanca le porte della Maison. Se Torino è la meta finale per i talentuosi, Cartier ha già inviato ad Arezzo i suoi dirigenti e intende stringere un legame a doppio filo con la scuola per orafi del Margaritone. In che modo? Intanto il progetto condiviso con gli insegnanti e due big dell’oreficeria made in Arezzo: Unoaerre e Treemme.
Imprenditori e "prof" sul campo, cioè in fabbrica con sessioni di approfondimento e pratica tra banchi di montaggio dei preziosi, macchinari e reparto design, e in classe per raccontare cosa è e come si fa il mestiere che ha reso grande nel mondo la tradizione orafa aretina. Gli imprenditori alla guida delle due aziende si raccontano ai ragazzi e l’operazione serve anche a sensibilizzare i giovani che devono decidere l’indirizzo di studio dopo la media. Con un concetto di fondo: "Il professionale non è una scuola di serie B, magari rispetto ai licei più gettonati. Anzi, è vero il contrario: la manualità applicata alle nuove tecnologie è lo standing richiesto e ricercatissimo dalle aziende che non riescono a trovare personale qualificato. In termini più pragmatici, significa che chi si diploma alla scuola per orafi, ancora prima della maturità ha in tasca già un ventaglio di offerte di lavoro sulle quali scegliere", spiega il preside Santi. Che sottolinea con una punta di orgoglio il dato che sintetizza valore e finalità della sua scuola: "Tutti i ragazzi diplomati hanno già un lavoro e per noi è una grande soddisfazione che ripaga di tanto impegno".
Con la scuola aretina, supportata dalla Consulta orafa, Cartier realizzerà sei gioielli, ideati dai ragazzi, realizzati dalle due aziende che già collaborano con la Maison. Gran finale con le creazioni presentate nelle sale dell’istituto in un happening che racconta la storia di una scuola attorno alla quale gira un mondo, fatto di 1200 aziende e circa diecimila dipendenti, il distretto più grande d’Europa. C’è di più: l’oreficeria aretina rappresenta un terzo del fatturato nazionale del settore. Un primato per un comparto in forte espansione e con l’export che corre. Il paradosso è che gli ordini da tutto il mondo lievitano sulle scrivanie delle aziende aretine ma non si trova manodopera sufficiente a soddisfare la richiesta. Il preside Santi lo sa e allarga le braccia: "Ogni anno vanno in pensione 300 lavoratori, posti da ricoprire con nuove assunzioni. Dalla scuola per orafi escono solo 25 diplomati".