La Madonna di Spinello ‘prigioniera di guerra’. Le mani insanguinate di Goering sul capolavoro

La tavola esposta a Belgrado è al centro di un’indagine della procura di Bologna: è fra le opere trafugate per conto del numero 2 di Hitler

La Madonna di Spinello ‘prigioniera di guerra’. Le mani insanguinate di Goering sul capolavoro

La Madonna di Spinello ‘prigioniera di guerra’. Le mani insanguinate di Goering sul capolavoro

Liletta

Fornasari

Una tavola con Madonna con il Bambino in trono di Spinello Aretino, protagonista della pittura toscana tra la fine del Trecento e il primo Quattrocento, è illegittimamente conservato nel Museo Nazionale di Serbia a Belgrado, dove insieme ad altri dipinti, non più otto, come si credeva inizialmente, ma diciassette, è arrivato in modo rocambolesco, subito dopo la Seconda guerra mondiale. Portati in modo illegittimo in Germania e poi con l’inganno finiti in Serbia, dove sono statti collocati nel Museo serbo i dipinti sono protagonisti di una vicenda intricata.

L’inchiesta giudiziaria documentata nel volume "Bottino di guerra" di Tommaso Romanin e di Vincenzo Sinapi (Mursia 2024), ha avuto inizio nel 2014, quando Massimiliano Colasanti, appuntato dei carabinieri della Tutela del patrimonio culturale di Firenze, facendo una ricerca di routine sul web, si è imbattuto in un quadro esposto a Bologna e a Bari tra il 2004 e il 2005 ("Da Carpaccio a Canaletto tesori d’arte italiana del Museo Nazionale di Belgrado" è il titolo della mostra), che era stato illecitamente esportato da Hermann Goering, il numero due del regime nazista, in Germania, durante la Seconda Guerra Mondiale: alla sua divisione militare si devono le stragi aretine di Vallucciole (108 vittime), Partina e Moscaio (37 vittime), Civitella, San Pancrazio e Cornia (244 vittime) e Cavriglia (188 vittime).

Goering, suicidatosi con il cianuro dopo la condanna a morte nel processo di Norimberga, in parte supportava Hitler nel progetto del Fuhrermuseum, in parte agiva per se stesso. Dandy stravagante, collezionista bulimico, amante del lusso estremo, cinico, violento, spesso sotto effetto della morfina e appassionato di quadri con donne nude, fu l’artefice principale della spoliazione d’arte dei vari paesi occupati, utilizzando treni speciali. Famoso era il Carinhall, la dimora di Goering nella foresta di Schorfheide, intitolata alla moglie svedese Carin von Fock, morta giovane, dove il braccio destro di Hitler raccolse 1336 dipinti 250 sculture e 168 arazzi.

Il Führer, pittore mancato, respinto per due volte dall’Accademia di Vienna, odiava la capitale austriaca e decise di creare a Linz, luogo a lui caro, il più importante polo dell’arte classica, progetto mai realizzato, ordinando di acquistare, rubare e confiscare, in modo particolare alle famiglie ebree facoltose, decine di migliaia di opere d’arte. Si calcola che i nazisti abbiano trafugato circa 650 mila beni. Anche la tavola di Spinello, pannello centrale di una polittico, databile tra il 1395 e il 1400, faceva parte degli elenchi delle opere da recuperare stilato da Rodolfo Siviero, detective dell’arte. Otto dipinti di autori importanti facevano parte dei 166 oggetti che erano stati trafugati con l’inganno nel 1949 dal Central Point di Monaco di Baviera, uno dei due punti di raccolta, i Collecting point, dove gli Alleati grazie alla Monument men foundation, una task force formata da oltre 300 professionisti dell’arte, avevano ricoverato le opere saccheggiate dai nazisti nei paesi occupati.

L’inchiesta nata dalla scoperta dell’appuntato Colasanti e condotta dalla procura di Bologna, prima sede dove è stata allestita la mostra suddetta, indica la Madonna di Spinello, insieme a opere ritenute di Tiziano, di Tintoretto, di Carpaccio, Taddeo Gaddi e di Domenico Veneziano. Protagonista della truffa è stato il faccendiere croato Ante Topic Mimara, che stando ai documenti dell’inchiesta, si presentò al Collecting point come rappresentante jugoslavo per le restituzioni, le belle arti e i monumenti e grazie alla complicità di una allora giovane funzionaria tedesca del Centro, destinata poi a diventare sua moglie, riuscì a farsi consegnare 50 quadri, 8 icone e molti oggetti antichi. Una volta accortosi dell’inganno, gli Alleati hanno chiesto indietro le opere all’allora stato jugoslavo. è interessante notare, come scrivono Romanin e Sinapi, che nel corso del primo vertice tra le delegazioni a Bonn nel dicembre del 1953, tra le opere della trattativa, spuntano anche quadri erroneamente consegnati al Governo di Belgrado. Allo stato attuale Belgrado dice di non conoscere la vicenda. Minara, che per molti era una spia, è uccel di bosco. La Delegazione italiana per le restituzioni, nata nel 1953, è stata sciolta nel 1987, quando ancora molte centinaia di opere sono da ritrovare.

Nel catalogo Siviero, la tavola di Spinello è indicata come appartenente a una collezione privata e che proveniente da Firenze, fu esportato illecitamente nel 1943. Oggi è accertato che la tavola fu ceduta a Walter Andreas Hofer, mercante d’arte e factotum nel Belpaese di Goering e del suo shopping compulsivo in Italia. Il dipinto è infatti indicato in un documento, inedito per molti anni, nominato "affare Ventura", su cui settanta anni dopo si torna ad indagare. Eugenio Ventura, noto antiquario fiorentino, morto nel 1949, prima condannato e poi assolto, è al centro dello scandalo di uno scambio di quadri indicato in una missiva del 28 dicembre del 1942 inviata da Gisela Limberger, devota segretaria del nazista. Nella lettera il nostro Spinello è il numero 3 per il valore di 800 mila lire.

L’incontro tra Hofer e Ventura, oltre che con l’editore Sandro Morandotti, avvenne il 28 gennaio del 1943. In un documento, detto segreto, e esaminato ora dai carabinieri, nella permuta ci sono tre quadri individuati a Belgrado, tra cui Spinello.