
La Fiera sul tappeto verde Al Prato 250 antiquari ma il vintage sconfina
di Lucia Bigozzi
"Sono mesi che scelgo e metto da parte gli oggetti più belli da proporre solo qui". Stefania arriva da Barberino Tavarnelle, sfodera un sorriso contagioso e mostra con orgoglio la collezione dedicata all’Antiquaria.
"Vede questa ceramica? Ho deciso di non portarla alle altre fiere". Gli affari vanno bene e lei non si lamenta nel giorno del debutto al Prato dei duecentocinquanta collezionisti d’arte e oggetti retrò. Poco più in là un libraio si lamenta: "Da stamani fino alle due del pomeriggio ho fatto solo cinque euro", sbuffa sconsolato. Qualche passo avanti verso la statua del Petrarca che, magari, osserverà sorpreso tutto questo via vai di gente, c’è un collega che, invece, ha già messo da parte il gruzzoletto di giornata. Sono le due facce della fiera, come sempre accade e l’edizione di settembre non si smentisce.
In fondo, è l’armamentario classico della passerella più celebrata dell’anno fieristico, nel tandem magico con la Giostra che oggi infiammerà Piazza Grande. La fiera più ricca, quella che mette in mostra gli oggetti più preziosi. Tutto come da copione, ma con qualche fuori programma.
Camminando tra i banchi, la melodia della fiera stecca davanti alla distesa di pellicce e perfino alle maschere di carnevale - da Burlamacco al Jolly, dalla strega al sultano - in bella vista sotto un gazebo bianco. E ancora: scarpe di tutti i tipi, bigiotteria moderna, impermeabili come se piovesse e pure uno stand di paltò. Esiste il vintage e poi c’è l’usato, la sintesi dell’assessore con delega alla fiera Simone Chierici, che sta tentando di arginare lo sconfinamento dei prodotti che con l’Antiquaria non c’azzeccano nulla. Per ora usa il fioretto, l’assessore, ma sa che al momento giusto, dovrà mettere mano al regolamento e attivare un giro di vite perchè "la fiera non va snaturata".
Le previsioni confermano i numeri degli espositori e dei turisti, tantissimi, sopratutto stranieri: sono 250 gli antiquari da tutt’Italia con una buona rappresentanza da Veneto, Lombardia, Lazio e Campania.
Stanno nel tratto lungo le mura della Fortezza che scende verso il cimitero con una distesa di mobili che lasciano senza fiato: intarsi, colori, fogge di gran valore. Gli "spuntisti" guadagnano la ribalta di un posto al sole, anzi al Prato: sono diciotto, rispetto alle settanta mail di adesione arrivate agli uffici di Palazzo Cavallo. Ma si sa, un conto sono le richieste, altro le presenze. Uno dei fattori fisiologici dentro i numeri dell’Antiquaria.
Nell’area dietro al Duomo c’è un piccolo mondo animato da ventisette artigiani aretini: a dividere il nuovo dall’antiquariato ci pensano gli alberi che delimitano i posti assegnati ed è tutto naturale, senza sbavature.
Legno, ceramica, sculture, quadri: l’arte con i materiali "poveri" regala belle sensazioni. E i visitatori apprezzano. Molte famiglie e tanti appassionati dal nord Italia alla ricerca dell’oggetto particolare da portare a casa. Una coppia di Trieste si incanta davanti a un mobile in ferro che ha fatto il suo tempo raccogliendo attrezzi del mestiere nei suoi mille cassetti. "Guarda, è bellissimo, perfetto per il tuo studio", dice la moglie al marito. L’antiquario ne racconta la storia e alla fine, l’affare è fatto.
I vialetti del Prato diventano passerelle di un museo a cielo aperto. Nella luce di settembre che vira in un taglio d’autunno.