
Sandro Mugnai, durante l’udienza del processo che lo vede imputato
Colpi in sequenza. Sul tetto della casa, poi sulle scale in prossimità della porta. Il soffitto della sala da pranzo che cede sotto quei colpi al punto da aprire uno squarcio: sette persone in quella stanza vivono il terrore. Secondo il consulente sentito al processo di Arezzo sul caso di Sandro Mugnai, la ruspa usata dal vicino sarebbe stata in grado, in massimo minuti, date le dimensioni, di abbattere la casa dell’artigiano di San Polo che il 5 gennaio 2023 sparò a Gezim Dodoli uccidendolo. Lo ha rifeerito in aula nel corso di un’udienza strategica nell’ambito del processo, l’ingegner Fabio Canè consulente che effettuò una perizia dopo i fatti.
Sandro Mugnai, 55 anni, è imputato di omicidio volontario. "Il tetto sarebbe imploso e avrebbe potuto schiacciare le persone in casa - ha spiegato l’esperto davati ai giudici togati e popolari-. Queste uscendo per una scala lesionata, si sarebbero comunque trovate nello spazio dove c’era la ruspa senza grandi vie di scampo".
I colpi verificati sono stati più di uno. Una parete portante, ha confermato il perito, era stata trafitta con la benna, da parte a parte. "Andando ancora più su abbiamo verificato colpi ai travetti portanti in legno, che erano stati sollevati - ha aggiunto Canè -. Un intervento di sette-otto colpi di benna che poteva far crollare la casa".
L’azione, secondo il consulente, è durata in tutto una decina di minuti, il tempo di schiacciare le auto e colpire la casa con una benna di tre metri per un metro e mezzo di acciaio puro. Questo "mezzo speciale viene utilizzato - ha proseguito il perito - per demolire, cosa che, insistendo coi colpi, sarebbe avvenuta anche in questa circostanza". Durante l’udienza è stato ascoltato il medico legale Mario Gabbrielli che ha confermato il numero dei colpi sparati, quattro, tutti ritenuti letali, sparati dalla finestra contro Dodoli in direzione diretta. Non hanno parlato invece i familiari di Sandro Mugnai, tranne la madre che ha riferito della paura di lei e degli altri familiari di veder crollare il tetto mentre si trovavano tutti dentro casa per la cena dell’Epifania.
"Non dobbiamo far rivivere a moglie e figli la tragedia di quella serata - ha commentato il difensore, avvocato Piero Melani Graverini - ora aspettiamo i periti balistici che saranno sentiti la prossima udienza".