L’esempio della Lem: avanti senza licenziare

Il colosso valdarnese nonostante la pandemia ha coinvolto i propri dipendenti in una serie di iniziative sulla sicurezza. Bilancio ok

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di Maria Rosa Di Termine

"L’impossibile è adesso indispensabile", specie in ambito economico per i colpi continui e generalizzati sferrati dalla pandemia. Ma è proprio lanciando questo slogan che in Valdarno si prova in concreto a disegnare la ripartenza facendo squadra e non è un’espressione retorica. E’ piuttosto il must della Lem (Lavorazione Elettrogalvanica Metalli) Industries, il gruppo imprenditoriale con sede principale a Levane, al confine tra Bucine e Montevarchi. Dieci aziende, di cui 9 nella provincia di Arezzo, per un fatturato di più di 70 milioni di euro nel 2019, che si occupano di crescita e sviluppo di imprese e start up attive nel settore degli accessori e della loro finitura per i brand del lusso più famosi.

Un colosso dell’economia della valle, basti pensare che impiega 450 persone, 37 anni di età media e 50 per cento di quote rosa, con un indotto vicino alle 1500 unità, e che sviluppa le varie attività su 30 mila metri quadri di area produttiva dove ogni mese si realizzano oltre 4 milioni e mezzo di pezzi e più di 1000 finiture della filiera delle griffe del Made in Italy.

A tracciare il bilancio di un anno sono stati l’amministratore unico Daniele Gualdani e il direttore generale Corso Biagioni che hanno sentito l’esigenza "di far uscire dalle fabbriche il vissuto di questi mesi". In primo piano il personale "un bene prezioso, un capitale, un valore, a prescindere dal suo genere, provenienza, percorso di vita o ambito professionale". La Lem ha manutenuto tutti i livelli occupazionali, confermando i contratti a tempo determinato, ha anticipato la cassa integrazione e la tredicesima nei momenti di chiusura e non a caso si è aggiudicata la certificazione "Fair Wage" riservata al 25% delle industrie di alta moda impegnate a creare condizioni salariali eque e una maggiore sostenibilità sociale sul luogo di lavoro. Quindi le azioni messe in campo per rendere la realtà aziendale sana e sicura. Anticipando lo scoppio dell’emergenza sanitaria, la holding ha attuato il programma "Rispetto e Reazione" coinvolgendo i propri dipendenti, fornitori e collaboratori in progetti di prevenzione e tutela della salute in linea con le normative e attuando i percorsi necessari per incentivare una presa di coscienza collettiva per il rispetto di sé e degli altri nell’ambiente lavorativo.

Una serie di misure di sicurezza che sono passate anche dall’allestimento di tornelli di controllo, di giornate dedicate a test sierologici, dai tamponi continuativi fino alla stipula di un’assicurazione ad hoc per Covid-19 a disposizione di maestranze e collaboratori. "In questi mesi – hanno affermato i vertici del gruppo – abbiamo imparato a cambiare modelli, abitudini, bisogni e anche valori, nessuno di noi è più quello di prima", ma il cammino non si interromperà e anzi intende sviluppare quanto progettato con la conferma degli investimenti e per l’anno ormai alle porte il passaggio dal concetto di resistere a quello di "ri-esistere".

Come? Ad esempio attraverso l’ingresso di 15 nuovi ruoli e l’organizzazione della seconda edizione di "Chemalux", il Master Executive dell’Università di Siena rivolto a quanti vogliono intraprendere un percorso manageriale nel comparto dell’industria chimica del lusso. Si lavorerà inoltre seguendo alcune linee guida che consentano di superare meglio ostacoli e cambiamenti con uno sguardo al sostenibile e alla realizzazione di nuove piattaforme e filiere anche digitali.