Erika Pontini
Cronaca

Schianto e morte sul pulmino dei disabili durante il lockdown: condannata l'autista

Tre ragazzi persero la vita nel mezzo fuori strada alla Fratta, il giudice le riconosce il concorso di fattori esterni: 2 anni e 4 mesi

Incidente alla Fratta

Arezzo, 11 febbraio 2022 - Era accusata di omicidio stradale plurimo: finita fuori strada, alla guida del pulmino dei disabili in una notte di tempesta. Una strage di ritorno da una festa che costò la vita a tre ragazzi mentre altri quattro rimasero feriti nell’incidente. E ieri mattina la donna, una 40enne di Castiglione del Lago, operatrice socio sanitaria, è stata condannata a due anni e 4 mesi di reclusione dal giudice per l’udienza preliminare del tribunale di Arezzo, Giulia Soldini che le ha riconosciuto anche l’attenuante del concorso di cause esterne, oltre che l’incensuratezza e lo sconto di un terzo sulla pena per la scelta del rito abbreviato.

La tragedia avvenne il 2 marzo 2020 a Fratta di Cortona, in pieno lockdown e costò la vita a Ivan Osmeri 45enne di Passignano sul Trasimeno, Selene Foschi 43 anni di Livorno e Luigi Romano, 45 anni di Firenze – ospiti di Villa Fiorita (struttura gestita da una cooperativa del gruppo Agorà). La donna, assistita dall’avvocato Marta Tofani, spiegò poi in una memoria e in un esposto – tesi ricostruita ieri in aula – la sua condotta incolpevole.

L’incidente fu provocato, sostenne, dalle condizioni di lavoro in cui venne lasciata dalla Cooperativa: sola alla guida di un mezzo mentre la sua qualifica era di operatore socio-sanitario, con ragazzi con problemi psichici che, ad un certo punto, si agitarono all’interno del mezzo e in una notte di terribile maltempo. Impossibile, disse, potersi fermare in una piazzola.

Secondo quanto spiegato dalla stessa imputata il pulmino finì fuori strada dopo che un ragazzo, seduto accanto a lei, si tolse la cintura di sicurezza e le strattonò il braccio facendole deviare la corsa. Il pubblico ministero Marco Dioni aveva chiesto una condanna a tre anni e 4 mesi di reclusione senza riconoscere all’imputata il concorso di cause esterne, anche a fronte del superamento del limite di velocità e delle buone condizioni di manutenzione del mezzo. Ma il giudice, all’esito della discussione, ha riconosciuto ha ritenuto di concedere una pena più mite.