
di Maria Rosa Di Termine
Il faldone dell’inchiesta sulla discarica di Terranuova è corposo e riunisce la documentazione raccolta nell’arco di più di 10 anni dal Comitato Le Vittime di Podere Rota, nato all’indomani del primo ampliamento concesso nel 2011. Nelle carte una serie di segnalazioni, accertamenti, verbali di verifiche ambientali e quanto emerso dall’inchiesta pubblica dello scorso anno relativa al progetto, poi ritirato, di incremento dei volumi del sito richiesto da Csai per ospitare rifiuti speciali non pericolosi. Tutto questo sullo sfondo, ricordano proprio i referenti del Comitato, di criticità denunciate a più riprese: dai cattivi odori, alla presenza di sostanze inquinanti, alle mancate bonifiche.
"E’ dal 2012 che attendiamo fiduciosi le indagini dalla magistratura sulla base dei nostri esposti – affermano – e finalmente la Procura ha preso in carico le nostre istanze". L’auspicio è che sia fatta luce sulle responsabilità e sullo stato di salute del territorio.
Coordinata dal pm Antonino Nastasi, l’inchiesta della Procura fiorentina, competente per i reati ambientali, si prolungherà per altri 6 mesi e al momento vede cinque indagati per le ipotesi di reato di disastro ambientale, inquinamento, attività organizzata per il traffico di rifiuti.
Si tratta di Luana Frassineti, amministratore delegato di Csai che gestisce la struttura, Marinella Bonechi e Giampiero Mazzoni, rispettivamente presidente e amministratore della Tb spa che opera all’interno dell’impianto. Al sindaco di Terranuova Sergio Chienni e Renata Laura Caselli, dirigente del settore bonifiche della Regione Toscana si contesta inoltre l’omissione di atti d’ufficio perché avrebbero dovuto vigilare e intervenire sulla scorta delle segnalazioni di Arpat della presenza di inquinanti. Intanto ieri Monia Monni, assessore regionale all’Ambiente, parlando a margine di un convegno sulle comunità energetiche a Firenze, ha ribadito "grande stima e profonda fiducia nell’operato della dottoressa Caselli", sottolineandone la serietà e la competenza e si è detta certa che dimostrerà la totale estraneità ai fatti.
"Le indagini non si commentano – ha continuato – se ne aspettano gli esiti. Ovviamente è un avviso di garanzia e Renata Caselli avrà l’opportunità di difendersi nelle sedi adeguate".
Passando poi a Podere Rota l’esponente dell’esecutivo Giani ha ricordato che il Paur, ad oggi sospeso, riguarda un ampliamento per la gestione di rifiuti speciali non pericolosi e quindi non è politicamente di competenza dell’ente toscano. Tuttavia, ha aggiunto "abbiamo una competenza autorizzativa e ho sempre garantito che qualora fossero emerse evidenze o seri indizi di problematiche di carattere ambientale avremmo chiesto agli uffici di sospendere quel procedimento. E così abbiamo fatto. Sono stati eseguiti approfondimenti ed è stato deciso di chiedere la sospensiva di quell’autorizzazione".
Ad oggi, ha concluso Monni, Podere Rota è al centro di due diverse inchieste della magistratura: "Una relativa alla strada di accesso all’impianto, che ci sono forti indizi sia stata realizzata con riciclato da keu; l’altra su un piezometro che sembra intercettare il percolato proveniente dalla discarica con il superamento dei limiti di alcuni inquinanti. I controlli sono in corso e c’è una disponibilità del gestore a farsi carico di intervenire sulla strada come soggetto non responsabile dell’inquinamento e nelle modalità da stabilire anche dell’eventuale bonifica della discarica".