REDAZIONE AREZZO

In classe fra società e politica. Artini: "Weber ci insegna l’importanza dell’insegnamento"

Appuntamento questa mattina con il presidente dei presidi toscani nell’aula magna dell’Itis "Le scuole non devono prendere posizioni, ma fornire elementi per realizzare idee autonome".

In classe fra società e politica. Artini: "Weber ci insegna l’importanza dell’insegnamento"

di Gaia Papi

AREZZO

Si parla di società e politica oggi alla scuola di educazione civica. Nell’aula magna dell’Itis Galileo Galilei salirà in cattedra Alessandro Artini, sociologo e specialista in amministrazione pubblica, è docente a contratto di sociologia dell’educazione nell’Università di Siena, sede di Arezzo. Inoltre è anche presidente di Anp Toscana, l’associazione che riunisce i presidi.

Artini, una lezione su società e politica.

"Ho idea di tenere una lezione che affronti in modo preliminare la natura del pensiero sociologico per spiegare ai ragazzi come nasce la sociologia e in quali termini ha una funzione applicata in vari ambiti. Una volta spiegato lo spirito della disciplina mi soffermerò a riflettere su temi di Max Weber, padre del pensiero sociologico. Suoi alcuni temi molto attinenti alla natura di questa scuola".

Cosa dice Weber?

"Weber affronta la deontologia dell’insegnamento, parlando soprattutto di docenti universitari, ma il suo pensiero ha una possibile declinazione nel mondo della scuola attuale. Weber sostiene che gli insegnanti devono astenersi dal formulare un giudizio di valore che abbia un significato politico. Mentre il docente può far politica all’esterno, il fatto di affrontare temi politici nelle scuole rappresenta una sorta di sacrilegio".

È anche il suo pensiero?

"Penso che le scuole debbano astenersi dal prendere posizioni, ma devono fornire gli elementi perché i ragazzi si facciano idee autonome".

Come proseguirà il suo intervento?

"Vorrei che i giovani capissero che oggi determinati strumenti, appartenenti alla sociologi siano entrati a pieno titolo nella politica".

Una vita pubblica dalla quale i giovani sembrano lontani.

"Oggi c’è un certo distacco, soprattutto se facciamo un paragone con il passato. Alcuni psicanalisti parlano di introspettizzazione, oggi si segue la propria interiorità, con una sorta di distacco dal mondo esterno. I social non sempre rappresentano un’apertura. Apparentemente offrono innumerevoli opportunità, ma in realtà fanno vivere in bolle in cui, spesso, vige un pensiero dominante, soprattutto non vulnerabile rispetto alle obiezioni. Non sempre c’è un’apertura, soprattutto ad una pluralità di punti di vista. L’idea della scuola invece è offrire una pluralità".

Una scuola contro la quale in molti puntano il dito.

"Si attribuiscono troppe responsabilità alla scuola, secondo la logica del capro espiatorio. La scuola non può risolvere tutti i problemi sociali, così come non lo possono fare le famiglie. Si tratta di ricreare gli orizzonti di alleanze educative tra gli adulti, insegnanti e genitori troppo spesso in conflitto".