In centomila ‘bucano’ la pioggia Code ai locali prima dell’apertura

Il tandem tra mercatini e Antiquaria regala un’altra domenica di folla. 34 pullman sbarcati ai parcheggi. La scalinata verso il Praticino diventa "ristorante". Muro di gente alle 17 ad aspettare l’accensione delle luci

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di Alberto Pierini

Poco prima delle 17, l’ora sacra in altre latitudini ai toreri e alle fragole con la panna, la folla si accalca tutta sulla terrazza di Fraternita come se avesse un appuntamento. E in effetti ce l’ha: perché alle cinque in punto si accendono le luci della piazza. I videomapping cominciano a trasformare, anche se non ne avrebbero bisogno, le pareti della quinta più bella del mondo. E all’accensione scatta l’applauso. E’ la Città di Natale, lì dove le piccole cose fanno spettacolo, lì dove tutti arrivano per le piccole cose. O tornano in massa.

Già sabato, tra uno scroscio e l’altro, grappoli di persone scorrevano a ripetizione, disegnando una realtà ben diversa da quella che l’acquazzone stava imponendo. E ieri è arrivata la prova del fuoco.

Fin dalla mattina. Perché a vedere carovane di turisti su per le scale mobili, al di là della sorpresa che siano in funzione, ci sei abituato. Ma a vederle in via Sasso verde, nella bretella che collega la piazza "del silenzio" San Domenico con il centro, è un colpo di scena. C’è chi tra i varchi delle mura punta quello pedonale e voilà. Il resto è la cronaca di una giornata che prima è corsa nel gioco eterno degli ombrelli, apri e chiudi, in un tetto naturale che rivestiva il Corso, via Seteria, piazza Grande, i vialetti del Prato. E poi si è infilata in un pomeriggio più clemente. Ma mantenendo sempre i colori della festa.

Perché intanto la città è al pienone. Non siamo ai livelli di domenica scorsa, quando dovevi aspettare 40 minuti in coda per guadagnare un posto all’ex Cadorna. Ma la coda c’è comunque, lì e dappertutto. Le file dei turisti sbarcati al Rossellino sfiorano i cofani delle auto: e li sorpassano, perché nella migliore delle ipotesi procedono a passo d’uomo. Da lì si apre il solito toboga: che purtroppo stavolta evita non solo via Petrarca e piazza Guido Monaco ma anche il primo ramo della Fiera, quello di Guido Monaco. Come se in terra fossero disegnati dei canali obbligatori dei turisti, passano tutti di lì.

È l’ora di pranzo e per i locali si apre la "beneficiata". Alcuni provano l’ebbrezza mai provata. "Ho gente in coda davanti al ristorante prima dell’apertura" segnala una titolare prima di mezzogiorno. Ma aprire aprono tutti: semmai fanno fatica a chiudere, perché i turni si assommano ai turni. Quando sono le 15 ancora c’è gente in coda davanti ai locali di via Mazzini, un classico della Fiera, ma anche in tanti altri esercizi. Il maltempo spinge più famiglie verso i ristoranti, il sole poi rimette in gioco case e casine, banchi, stand di tutti i tipi. Che comunque non si annoiano mai, perché il cibo di strada non passa mai di moda e poi inizia la caccia ad un punto coperto dove godersi il "trofeo"dai mille sapori.

Al coperto sta il chiostro dei gioielli, vicino alla biblioteca. Ma i più preferiscono le scale. Tira da morire il "ristorante" panoramico con vista sulla piazza, dai gradini alti che portano al Praticino. Ci sono momenti anche qui da tutto esaurito e manca poco che qualcuno non si metta in coda per guadagnare il gradino libero. Stesse scene al Prato, tra le casine prese d’assalto, e su tutto il percorso. Un percorso che recupera scorci ormai quasi da dagherrotipo: come via Cesalpino piena, più banchi e una fiumana di visitatori che salgono. Ma non riesce a recuperare se non a tratti il ramo di via Cavour del Classico e la Badia, come al solito penalizzate dal basso numero di antiquari.

Ma è il muro di folla in generale a prendere d’assalto tutto il centro. Perché del Corso non vedi il colore della pavimentazione, perché in via Seteria si esce dalla piazza in coda, perché anche la parte bassa del centro vede San Jacopo e Risorgimento sempre animatissime.

Mentre intorno prosegue la lenta caccia al parcheggio e al posto libero, di chi arriva all’ultimo tuffo o di chi tenta di allontanarsi. "C’è il casello bloccato all’ingresso" è la voce che corre la mattina. Il passaparola la trasforma in un assedio ma è solo il problema di un animale avvistato tra Monte San Savino ed Arezzo. Ma nel clima frenetico di una domenica turistica anche la voce aiuta ad alimentare l’entusiasmo di chi organizza o la smorfia di chi vede solo disagi. Finché non cala la sera. E anche le luci delle 17 non si spengono.