
di Alberto Pierini
AREZZO
Buio in sala? No, la sala non c’è più e il buio sarebbe quantomeno inopportuno. Perché il cinema Corso, la meta di una generazione, il compagno di strada del pomeriggio, cambia pelle. Lo avevamo anticipato nei mesi scorsi: al suo posto sorgerà un ristorante cinese. Ora i lavori sono agli sgoccioli. Dalla proprietà non arriva la data del varo ma intorno al corridoio che un tempo era tempestato di manifesti si lavora ormai alle rifiniture. Il giorno del via è dietro l’angolo.
La prova? Un bel cartello che invita camerieri e cuochi a farsi avanti. Perché almeno in questo la legge è uguale per tutti. Manca personale alle pizzerie, manca ai locali di specialità aretine e manca perfino a chi arriva di rincorsa dal profondo est. Ma è una carenza che non frena un fenomeno.
Il fenomeno del "mangia e bevi", il piatto forte delle attività commerciali in centro. Più scarseggiano camerieri, cuochi e chef, più le insegne campeggiano.
Il ristorante cinese non è solo ma è anche un doppio paradosso. Perché il Comune aveva fatto tanto di delibera proprio per evitare nuovi arrivi in centro di prodotti etnici o semplicemente non affini alla gastronomia locale. Ma in quella delibera si era dimenticato del Corso: ci sono rimaste le piazze principali, e su quelle la moratoria, giusta o sbagliata che fosse, è scattata. Ma nel pertugio del Corsi si è infilato, del tutto legittimamente, il nuovo arrivo cinese.
Si chiamerà Ginko, il nome di un bellissimo fiore della loro terra, e da quanto filtra non si allargherà alla sala delle proiezioni ma all’ampio spazio della cassa. Ricordate? C’era il bar, c’erano le poltrone laterali, c’erano perfino delle vetrine. Presto lo vedremo trasformato. Intanto anche loro cercano specificatamente barman, caposala e camerieri.
Li cercano loro e li cercano disperatamente un po’ tutti. Ma tutti aprono. Un altro locale sulla rampa di lancio è l’ex Luchino, nel cuore di via Beccheria, a stretto con l’abside della chiesa di San Francesco e con il convento della comunità dei frati. "E’ vero, ci siamo quasi" conferma Francesca Della Noce. Il nome non è esotico come quello dell’ex Corso ma sempre dal sapore internazionale. Si chiamerà infatti "Rabbit Rabbit Bistrot": è una sorta di augurio all’inglese, di quelli scambiati alla mattina.
"Sarà aperto tutto il giorno e proveremo a dargli un’impronta nazionale e internazionale". Francesca non va oltre, un filo di riserbo in vista della promozione che accompagnerà il debutto. "Dovremmo aprire entro la metà di giugno". Quindi non per la Fiera di inizio mese ma prima del Saracino. Personale? "Qualche figura ancora ci manca ma siamo ad un buon punto": il che di questi tempi è quasi un miracolo. "Veniamo dal catering e abbiamo cominciato a chiedere a chi collaborava con noi". Metodo evidentemente più efficace dei cartelli alle porte o perfino dei social.
Intanto 50 metri sopra l’angolo di via Beccheria è aperta e va benissimo "La Buca di San Francesco", il locale riaperto da Patrizio Bertelli dopo il lungo stop legato alla pandemia e alla crisi. Ma anche lui, malgrado il patron prestigioso che lo ha rilevato, continua a cercare personale. Sì, la legge è davvero uguale per tutti.
Sempre nei prossimi giorni aprirà i battenti non nel centro ma al centro del parco Pertini un altro punto Menchetti. E’ il varo di un locale molto atteso da qualche anno: mercoledì sarà il d-day, una scommessa in uno spazio che da un punto di vista commerciale è in cerca d’autore. L’appuntamento è con mercoledì 31: e in questo caso puntualissimo con la Fiera di giugno, la tre giorni da venerdì a domenica. Anche se in teoria il parco non è proprio nell’orbita dei banchi.
E’ invece a due passi dagli stand il Bar Morini di piazza San Jacopo: che non ha chiuso e non ha aperto ma ha comunque cambiato gestione. E per uno dei locali storici della città resta una notizia. Nel corpaccione vivo del commercio in movimento