SILVIA BARDI
Cronaca

Il Vasari ritrovato: in mostra l'opera attribuita all'artista, era negli Usa

Il "Cristo Portacroce" riconosciuto da Carlo Falciani. La posa inclinata del protagonista come nel servitore delle Nozze di Ester e Assuero al Museo Medievale

Cristo Portacroce di Vasari

Arezzo, 25 gennaio 2019 - Per la prima volta esposta al pubblico una delle ultime opere romane di Giorgio Vasari, quando era nella capitale al servizio di Papa Giulio III. Si tratta di un dipinto realizzato nel 1553 poi per alterne vicende finito all’estero in mani private. Ora il «Cristo portacroce» torna temporaneamente a casa per una mostra che lo vedrà protagonista assoluto alla Galleria Corsini di Roma da oggi al 30 giugno. Il mondo dell’arte parla di «capolavoro ritrovato» perchè è la prima volta che lo si vede.

Una storia piena di colpi di scena accompagna quest’opera che Vasari realizzò per il banchiere e collezionista Bindo Altoviti, considerato tra i dipinti di maggior valore dell’artista e la cui attribuzione è recentissima.

E’ stato l'esperto e studioso di pittura vasariana Carlo Falciani a riconoscerne la paternità anche grazie a quanto lasciato scritto da Vasari nelle «Ricordanze», il prezioso manoscritto custodito a Casa Vasari, dove l’artista fa sapere di aver realizzato quest’opera descrivendo minuziosamente la data, il nome del committente e le misure. In verità sul tema del «Cristo portavoce» Vasari di dipinti ne fece quattro ma solo uno, secondo Falciani, corrisponde nelle misure a quello in mostra a Roma.

Ricostruita anche la storia del ritrovamento iniziata con l’acquisto dell’opera da parte di un collezionista americano a un’asta nel Connecticut. Il quadro era rimasto nella collezione Bindo Altoviti fino al 1612 quando fu acquistato dai Savoia, poi se ne persero le tracce. La documentazione che accompagna il dipinto testimonia lo spostamento a Torino l’8 giugno 1612 «di un quadro di un Cristo mezza figura con croce in spalla dipinto in tavola alto palmi 5,1/2, lungo palmi 4 con sua cornice di noce, di mano di Giorgino».

Lo stesso Giorgio Vasari nelle Ricordanze indica le misure di quest’opera: «Ricordo come a dì XX di maggio 1553 Messer Bindo Altoviti ebbe un quadro di braccia uno e mezzo drentovi una figura dal mezzo in su grande, un Cristo che valeva scudi quindici d’oro». «Quando ho visto la foto del quadro mi è venuta in mente questa citazione» spiega Falciani. Non solo, è anche la postura del Cristo, secondo lo studioso, a testimoniare che sia un Vasari.

L’artista aretino infatti questa posa inclinata verso sinistra amava replicarla nei personaggi dei suoi dipinti come nel giovane servitore delle Nozze di Ester e Assuero al Museo Medievale di Arezzo o nella figura del servitore nell’Omaggio degli ambasciatori a Lorenzo il Magnifico a Palazzo Vecchio a Firenze. «Questo dipinto rapisce per la sua bellezza» ammettono gli storici dell’arte. Perché allora non provare a portarlo anche nella sua casa aretina, qui, con le carte di Vasari che parlano di lui.