Il ricco emigrante che consumò patrimonio e quadri di Cezanne per costruire un paese

La storia eccentrica di Egisto Fabbri junior cui si deve la rinascita di Serravalle in Casentino. Amico del pittore e dei grandi espatriati Usa

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Liletta Fornasari

NSerravalle, paese sperduto nelle montagne del Casentino fra La Verna e Camaldoli, luogo di profonda spiritualità francescana, è stato scenario di una bellissima storia che, complice anche una raccolta di quadri di Cezanne, nel 2007 è stata anche argomento di una meravigliosa mostra a Palazzo Strozzi dal titolo Cezanne a Firenze con la curatela di Francesca Bardazzi. A lei si deve la ricostruzione della storia, di cui protagonista assoluto è Egisto Paolo Fabbri, italo americano che dal 1923 fino alla morte, avvenuta a Firenze nel 1966, ha dedicato energia e grande parte del suo patrimonio per progettare e costruire a Serravalle la chiesa dello Spirito Santo, oggi dedicata a San Niccolò, le case parrocchiali, il convento e la scuola elementare.

La storia parte da lontano e da oltre oceano. Egisto Paolo Fabbri era nipote di Egisto senior, uomo "che ha fatto del bene non a chiacchere, ma a fatti", come di lui fu scritto al momento della sua morte su “L’Eco di Italia” di New York. Nell’autunno del 1851 i fratelli fiorentini Egisto senior ed Ernesto, padre di Egisto Paolo Fabbri junior, avevano lasciato l’Italia alla volta degli Stati Uniti in cerca di fortuna. Dopo alterne vicende, nel 1857, Egisto senior fu costretto a lavorare come “scritturale” presso la Casa John Randall di New York, dove nonostante la crisi economica, che in quell’anno colpì l’industria e il commercio statunitense, egli dette prova di eccezionali capacità, a tale punto che Randall lo fece socio e il legame fu sigillato anche dal matrimonio di Ernesto con la figlia Sarah.

Nel 1860 Egisto senior fonda a New York la “Casa Fabbri e Chauncey”, società di commerci con il Sud America, divenendo socio nel 1876 della Banca Drexler Morgan & Co. Mai tuttavia furono spezzati i legami con l’Italia e con Firenze. La Casa Fabbri e Chauncey” a New York funzionava come banca per il neonato Governo italiano e molti furono gli aiuti dati agli immigrati italiani.

Dopo la morte del fratello, annegato nel lago Mahopak, adottò i nipoti e anche a causa del suo cattivo stato di salute, nel 1883 Egisto senior decise di tornare a Firenze. L’eredità spirituale e materiale andò a Egisto junior, nato a New York nel 1866. Artista, architetto e filosofo, egli fu una personalità vivace e capace di essere al centro della vita artistica, ovunque andasse, dopo avere trascorso la sua giovinezza a Parigi. Nel 1896, tornato a Parigi con Charles Alexander Loeser, -anch’ egli nato New York, figlio di un immigrato tedesco, che in poco tempo era riuscito a trasformare un piccolo negozio in un grande magazzino-, Egisto junior acquistò i suoi primi quadri di Cezanne insieme all’amico americano, con il quale condivideva frequentazioni comuni, oltre ai contatti diretti con l’artista provenzale, anche quella con Bernard Berenson, grande esteta ed esperto d’arte, a lungo insediato sulla collina di Fiesole, Walter Pach, pittore e incisore, Edith Wharton, famosa scrittrice, qui protagonista di un’avventura in auto alla Verna, da lei stessa raccontata, John La Farge, John Sargent Shriver, ancora due artisti di fama della comunità americana fiorentina, e Vernon Lee, altra nota scrittrice cui si deve il conio dell’espressione Genius loci.

Premesso che l’atteggiamento di Berenson nei confronti di Cezanne, di Fabbri e di Loeser fu complesso, i quadri del grande francese furono collocati, rispettivamente nelle due residenze fiorentine. Fabbri sistemò le tele nella sala da pranzo di via Cavour. Fabbri cominciò ad amare la campagna e l’eremitaggio, trascorrendo molto tempo a Bagazzano, dove possedeva una villa, che nel Quattrocento era stata di proprietà dei Borgherini. Qui ritrovava .

In seguito, vedendo una certa analogia tra San Francesco e Cezanne, il nostro si avviò verso la conversione al cattolicesimo, innamorandosi dei percorsi francescani e scoprendo Serravalle. Egli riunì gli abitanti, affinché lavorassero in "un clima di coralità medievale" e alla prima idea della costruzione della chiesa si aggiunse anche quella del canto gregoriano, facendo arrivare insegnanti dalla Pius X School di New York. Serravalle doveva diventare "centro di irradiazione del canto gregoriano" a sud delle Alpi. L’organizzazione della scuola fu affidata da Fabbri alle suore Mantellate Serve di Maria a Pistoia.

L’impresa di Serravalle consumò il patrimonio di Egisto junior, obbligato negli anni Venti ad affrontare anche l’acquisto di Palazzo Capponi per la famiglia. Dolorosa, ma indispensabile, fu la decisione di vendere i suoi dodici quadri più importanti di Cezanne.

La transazione non fu semplice, iniziando dal rifiuto del Metropolitan di New York. Da un documento datato 28 novembre del 1928 e firmato Tammaro De Marinis, che curò il trasporto e la consegna a Basilea, come scrive Francesca Bardazzi, ai dodici si aggiunse anche un tredicesimo quadro, l’Autoritratto. Al momento dell’acquisto, Egisto junior, e così anche i suoi familiari, non ha mai conosciuto l’identità dell’acquirente. Con la mediazione del nipote Lucien Henraux, il nucleo più importante andò nelle mani del mercante francese Paul Rosemberg con la collaborazione di Georges Wildestein per sette milioni di franchi. La mostra del 2007 ha visto il ritorno, sebbene provvisorio, di alcuni Cezanne, che da Firenze erano partiti nel 1928.