LUCIA BIGOZZI
Cronaca

"Il mio riscatto con i mattoncini". Il racconto dell’artista speciale tra le creazioni alla Casa Lego

Giovetti ha ricostruito una città londinese degli anni Venti con oltre centomila tessere. Tempo: un anno. Dalla malattia alla passione: "Dare forma alla fantasia è un’emozione grande e dimentico i problemi".

"Il mio riscatto con i mattoncini". Il racconto dell’artista speciale tra le creazioni alla Casa  Lego

"Il mio riscatto con i mattoncini". Il racconto dell’artista speciale tra le creazioni alla Casa Lego

A sedici anni la diagnosi che ribalta la vita e ne cambia il corso. Poi, giù nel tunnel di sale operatorie e terapie per combattere la malattia che nel tempo gli ha tolto l’udito. Ma oggi, a 42 anni, Silvio Giovetti, piemontese, vive il suo riscatto guadagnato passo dopo passo, "senza mollare mai". Anzi, mattoncino su mattoncino, verrebbe da dire. Sì, perchè Giovetti è un artista delle Lego, uno dei maestri nell’arte delle costruzioni che espone in piazza San Francesco, alla galleria d’arte contemporanea. Dove anche ieri, di primo mattino, la coda dei visitatori in attesa formava una curva, allungando su via Guido Monaco. Lui ha ricostruito in dettaglio la torre di Rapunzel e una città londinese degli anni Venti, tra le attrazioni più gettonate nella Casa delle Lego.

Giovetti, quanti mattoncini ha utilizzato e in quanto tempo ha realizzato l’opera?

"La torre di Rapunzel è la mia prima opera importante. Essendo appassionato di storia ho poi ricreato una cittadina londinese degli anni ’20 con cavalli e motori; ho aggiunto una parte povera alla periferia, perchè era la realtà dell’epoca. Ho usato centomila pezzi, di cui 25mila solo nella cattedrale, dedicando un anno nel tempo libero.

Cosa prova quando costruisce un’opera?

"Uso la fantasia e quando vedo che pian piano prende forma, non riesco a fermarmi perchè mi dà una soddisfazione immensa. Mi emoziona far uscire le immagini che ho in testa attraverso i mattoncini.

Perchè sono così speciali queste minuscole tessere?

"Di speciale hanno tutto e niente, nel senso che potrebbe essere solo un mucchio di plastica ma se uno vuole, può ricreare tutto ciò che desidera".

Come è cambiata la sua vita doppo la malattia e la perdita dell’udito?

"A 16 anni hanno diagnosticato la neurifibromatosi che mi ha portato a molti interventi chirurgici alla testa e alla schiena e ho dovuto abbandonare la scuola. Lentamente ho perso l’udito e in questa condizione si perde gran parte della vita sociale. Ma grazie a mia moglie Gloria, ai nostri figli e le mie passioni - Lego e collezionismo di oggetti militari della seconda guerra mondiale - dimentico i problemi andando avanti. Proprio attraverso i mattoncini ho conosciuto nuovi amici partecipando alle esposizioni in tutt’Italia.

In che modo costruire con i mattoncini l’ha aiutata nel suo percorso di rinascita?

"Non si può definire rinascita perchè io non ho mai mollato Si può definire rivincita verso la vita perché ho trovato qualcosa che mi fa star bene anche non sentendo".

Perchè ha deciso di partecipare alla Città del Natale con le sue creazioni?

"Lo scorso anno Gianluca Rosai mi aveva invitato ma avevo le opere impegnate in un evento a Torino. Ho promesso che sarei venuto quest’anno e sono contento perchè non avevo mai visitato Arezzo che è una bellissima città. Con mia moglie abbiamo approfittato per fare un bel weekend e collocare le opere nelle sale dedicate. Ho caricato la macchina fino all’inverosimile con le scatole di mattoncini".

Cosa l’ha colpita della città?

"Ho scelto di venire ad Arezzo anche perchè ne ho sentito parlare molto bene dagli espositori dello scorso anno. Mi ha colpito l’accoglienza al top ovunque siamo andati; cucina ottima a buon prezzo. Mi godrò di più là città quando tornerò a smontare le creazioni. Non vedo l’ora di tornare ad Arezzo per vivere appieno la magia della città e delle sue attrazioni".