Il lavoro che uccide. Addio a Manuel, mille in lacrime: "Non si può morire così a 20 anni"

Cortona, il funerale del ragazzo deceduto a Montepulciano. La moto sul sagrato e lo strazio degli amici

Il lavoro che uccide. Addio a Manuel, mille in lacrime: "Non si può morire così a 20 anni"

Il lavoro che uccide. Addio a Manuel, mille in lacrime: "Non si può morire così a 20 anni"

e Lucia Bigozzi

È il rombo delle moto che spezza il silenzio calato sul sagrato della chiesa. Dentro, lo strazio di una famiglia, fuori le lacrime e l’abbraccio di chi ha conosciuto Manuel Cavanna e degli amici, che con lui hanno diviso passioni e futuro. Fino a venerdì. Manuel è morto a 23 anni nell’officina dove lavorava come meccanico professionista, a Montepulciano (Siena). Un pugno di case, nella frazione di Tre Berte e quell’officina che per lui era una delle passioni, insieme alla pesca, alle moto e alla mitica Alfa Romeo Giulietta. Una sbarra di ferro ha spezzato la sua vita proprio mentre stava finendo il turno di lavoro.

La sua moto, col numero 17 è sul sagrato della chiesa di San Francesco, alle Chianacce, poche case, un bar, il circolo e la parrocchia, nel comune di Cortona. C’è un palloncino bianco appeso al manubrio ed è come se attendesse – ancora una volta – quel ragazzone, per un’altra avventura. Poco distante è parcheggiata anche la sua Giulietta bianca; sul parabrezza c’è un cartello con una frase: "Manu vive". I ragazzi si fanno forza e coi colori dei pennarelli provano a spezzare la sofferenza e a raccontare l’affetto per l’amico perduto. Ci sono quasi mille persone, qui per l’ultimo saluto. E quando la bara di legno chiaro avvolta in un cuscino di fiori bianchi esce dalla chiesa, tutti fanno rumore: un lungo applauso e il rombo delle moto che gli amici di Manuel fanno cantare, come a ripetere il gioco di mille avventure.

"Ero tutti i giorni con lui", racconta un ragazzo tra le lacrime e un uomo lo ricorda come "meccanico eccellente, un giovane cresciuto in una famiglia molto unita, tutti grandi lavoratori". Il padre di Manuel, stringe mani ma ha lo sguardo velato. Mamma Catia abbraccia la figlia Chiara: entrambe tengono gli occhi fissi sulla foto di Manuel, un sorriso che in queste ore di dolore pare una carezza. "Siamo cresciuti insieme, uniti da una meravigliosa amicizia, due ragazzini con le stesse passioni, ci univa la voglia di avventura: non dimenticherò mai i momenti passati insieme: le uscite in moto, la pesca. A noi bastava quello: stare insieme, ridere e scherzare. Goderci il momento. Da domani ci lasci ma sono convinto che ci guardi da lassù. Sarà una grande sofferenza ma ti prometto che andrò avanti e ce la metterò tutta. Fai il bravo da lassù, ti voglio bene. Il tuo Leo". Parole che racconta Manuel e l’amicizia di due giovani all’alba della vita. Leo legge il messaggio per Manuel al termine della cerimonia e alza gli occhi al cielo, quasi a cercare quell’intesa che li ha uniti. E che non finirà, dice don Luigi Cancellieri, che nell’omelia dà conforto ai genitori, ma ripete quello che in tanti qui sussurrano, tra le lacrime: non si può morire così, a vent’anni.