Il "dottor" carrozziere: socio di un'officina e falso medico, curava anche malati gravi

Era anche naturopata, un ruolo che non gli avrebbe però consentito prestazioni mediche. Prescriveva i farmaci. Le indagini della Finanza, i titoli all'estero

Militari della guardia di finanza  (foto di repertorio)

Militari della guardia di finanza (foto di repertorio)

Arezzo, 12 febbraio 2018 - Carrozziere ma anche naturopata che non esitava a curare pazienti con gravi patologie, anche malati di cancro per lenire gli effetti della chemio, pur senza averne il titolo. Per questo il falso medico, un quarantacinquenne della Valdichiana, che da qualche anno svolgeva ad Arezzo la sua attività, è stato indagato e denunciato per il reato di esercizio abusivo della professione medica.

Lo hanno scoperto le Fiamme Gialle di Arezzo al termine di lunghe indagini. L’uomo, oltre ad essere socio di un’attività di carrozzeria e di commercio di autovetture, esercitava appunto la professione di «naturopata», disciplina che una legge della Regione Toscana inserisce tra quelle cosiddette del «benessere e bio-naturali», da considerarsi quindi non medica né paramedica, non erogabile dal servizio sanitario e avente quali unica finalità quella dell’educazione, della prevenzione e del benessere della persona.

Le indagini dei finanzieri del nucleo di polizia economico finanziaria delle Fiamme Gialle, condotte attraverso perquisizioni domiciliari e l’ascolto di numerosi pazienti, hanno permesso, invece, di acclarare una vera e propria attività medica da parte dell’indagato, con tanto di visita e raccolta dell’anamnesi dei pazienti, anche mediante l’esame di referti di laboratorio o altri esami clinici, pure invasivi, fino alla prescrizione di farmaci.

Tra i destinatari delle prestazioni «mediche» vi erano ignari pazienti affetti anche da patologie gravi, ai quali venivano fornite indicazioni per la cura degli effetti collaterali delle terapie farmacologiche cui erano sottoposti. Di fondamentale importanza, per la ricostruzione dei fatti, sono state proprio le dichiarazioni raccolte dagli assistiti.

I titoli accademici che il professionista si vantava di possedere, risultavano essere stati rilasciati da università, italiane ed estere non riconosciute dall’ordinamento nazionale. Da qui la denuncia alla Procura per esercizio abusivo della professione medica.