REDAZIONE AREZZO

Il dolore di Concato: "Siamo con voi"

Il cantante amico di famiglia: "L’avevo incontrata d’estate con mamma Cristina". Folla alla camera ardente

Le parole fanno fatica. "Questo è un lutto immenso, dopo anni di lotta". Fabio Concato sente il dolore di Gabriele e dei familiari e lo condivide, lo assume come fosse suo: "La vicinanza è tutto quello che possiamo far sentire loro, di fronte a una tragedia del genere. Desidero dire che noi siamo vicini e che per qualsiasi cosa ci siamo e ci saremo sempre". Le parole fanno fatica in un giorno come questo, ma provano a dare un pò di conforto alla mamma di Cristina, Mirella, che il cantautore conosce da molto tempo per un’amicizia in comune.

Concato ha visto crescere Cristina e quando è successa la tragedia, non ha mai smesso di seguire il percorso di madre e figlia. "Quando mia moglie mi ha detto di Caterina, ho pensato a un nuovo dramma in una situazione già molto drammatica. Non so come si possa reagire a un dolore così enorme".

L’auspicio è che "abbiano la fede e la forza della preghiera perchè penso possa dare un grande aiuto in un momento come questo". L’ultima volta che il cantautore ha visto Cristina è stato circa tre mesi fa, in estate. "Sono andato a farle visita all’istituto alle porte di Arezzo dove stava seguendo un programma di riabilitazione. La seconda volta, poco dopo, quando Cristina era tornata a casa ed era con la sua Caterina".

Ha visto una donna "tenace che si irritava se non riusciva a esprimersi con le parole ma che sapeva farsi intendere. Ho avvertito la sensazione che fosse più presente. Speriamo che non si renda conto della perdita di Caterina, ma temo che non sarà così".

Da qualche giorno Cristina ha spento il suo sorriso. "E’ mogia. Sorride, sì, ma non più come prima", dice mamma Mirella. Prima, è quando Caterina era nella sua cameretta e Cristina a un passo da lei: potevano toccarsi, sentirsi. Nonna Mirella era con la piccola quando le sue mani sono scivolate lentamente sul lenzuolo, quando dopo due anni e mezzo di combattimento, si è arresa. "E’ stato terribile", racconta accarezzando il volto di Caterina, nella camera ardente allestita solo per poche ore nella cappellina di San Giovanni, a pochi metri dalla chiesa di Alberoro. Per tutta la mattina, c’è stato un via vai di persone venute a portare l’ultimo saluto alla bimba e a sostenere i familiari. Molti abbracci, in mezzo a lacrime e ricordi. "E’ un angioletto", sussurra una signora di mezza età. "Ora sei libera, ora non soffri più", sussurra nonna Mirella accarezzandola. Poco distante, i genitori di Gabriele, Marcella e Orazio, si fanno coraggio a vicenda, i volti tirati e gli occhi bassi.

A tarda mattina, dal forno accanto alla cappellina, il titolare esce con due vassoi di pizzette e dolci caldi. Li consegna a Gabriele sulle scale della camera ardente: "Prendili, sono per voi, mangiate qualcosa, di caldo", è l’invito. Qui, ad Alberoro, tutti conoscono Cristina, Gabriele e Caterina, tutti si sono dati da fare per aiutare questa famiglia. Gare di solidarietà, cene per raccogliere fondi necessari a sostenere le spese per le cure di madre e figlia, compresi gli otto mesi trascorsi da Cristina in una clinica neurologica in Austria dove si era risvegliata dal coma pronunciando la parola "mamma". Qui ci sono le amiche di sempre e le colleghe di lavoro che nopn hanno mai lasciato sola mamma-coraggio: videochiamate durante la pandemia, e ora i pomeriggi insieme a casa. Qui, una comunità intera piange per una bambina e spera che la madre non lo sappia mai.

Lucia Bigozzi