
Lingotti d'oro (Afp)
Arezzo, 13 giugno 2020 - Attenzione, è un’illusione ottica. «Si segnala la positiva performance di Arezzo» si legge nel rapporto Istat sulle esportazioni del primo trimestre: e sarebbe, ed è, un dato in clamorosa controtendenza rispetto al quadro nazionale, appesantito oltremisura dal dato di marzo,iil mese del Covid e del lockdown.
E’ la Camera di Commercio, attraverso il segretario generale Marco Randellini, a fare chiarezza sul reale stato di salute della nostra economia, legata a doppio filo all’andamento delle esportazioni in entrambi i settori principali, oro e moda. Eppure a prima vista il vilancio del trimestre sembrerebbe sontuoso, con l’export che porta a a casa una crescita di oltre 540 milioni di fatturato, pari a al +28,3% del corrispondente periodo del 2019, per un totale di 2,4 miliardi e con un saldo commerciale che presenta un avanzo di quasi 890 milioni.
Ma qui arriva Randellini a raffreddare gli entusiasmi e a mettere i puntini sulle i. «Il risultato - afferma - è pesantemente condizionato dalla voce più rilevante: i metalli preziosi che nei primi tre mesi del 2020 hanno registrato una crescita delle vendite all’estero quasi raddoppiata rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente (+85%)».
Doppia la motivazione: il lingotto, in gergo oro fisico, è il tradizionale bene rifugio nei periodi di difficoltà o di tensioni geopolitiche, e gia in gennaio e febbraio i segni di un progressivo cedimento dell’economia mondiale si intravedevano. Le classiche situazioni in cui le grandi aziende aretine (Chimet, Italpreziosi, Tca) aumentano i ritmi di commercializzazione. E quando l’oro diventa bene rifugio, il prezzo del metallo va alle stelle: è salito nei primi novanta giorni dell’anni del 25%, dando una grande spinta alla crescita del fatturato.
Ancora Randellini: «Gioielleria e oreficeria, nonostante le quotazioni dell’oro, hanno accusato un calo delle vendite estere del 15,6%, tendenza che accomuna tutti i distretti produttivi nazionali: Vicenza a -14,7%, Alessandria addirittura a -27,1%». Dall’osservatorio della Camera di Commercio si evidenza inoltre come «difficoltà ci fossero già prima dell’emergenza», essendo il quadro del trimestre un frutto solo parziale del Covid che ha fatto da zavorra per marzo; mese quest’ultimo in cui i 3 distretti dell’oro hanno perso il 46%.
Il dato non è stato scorporato per Arezzo, ma è presumibile che questa sia la tendenza. Quindi, nota Randellini, «se il fatturato estero si è contratto senza eccezioni, nonostante il valore delle vendite sia stato spinto in alto dal valore del metallo, vuol dire che la battuta d’arresto produttiva è molto più pesante di quanto ci indichino i dati delle esportazioni».
Non solo l’oro, naturalmente. Anche per la moda la crisi i segnali delle ripercussioni della crisi si possono vedere già nei dati del primo trimestre. «A livello aggregato - conclude Randellini - si ha una diminuzione dell’export del 22,6%: se abbigliamento (-17,5%) e la pelletteria (-15,2%) riescono in parte a contenere le perdite, più importanti sono le flessioni del tessile (-21,9%) ed in particolare delle calzature (-39,6%)».
Dati positivi, almeno per il primo trimestre, per agricoltura (+11,9%), prodotti alimentari (+18,2%), bevande (+1,5%), legno e prodotti in legno». Cifre però parziali che non danno conto del periodo più duro che va da aprile a oggi. Insomma, sarà una grandinata