ERIKA PONTINI
Cronaca

"I sonniferi provocarono lo schianto mortale"

Schianto a Ristradella: secondo il professor Todisco, incaricato dalla famiglia della vittima, il guidatore non aveva la sindrome delle apnee notturne

di Erika Pontini

Marco Caneschi "non era affetto dalla patologia Osas", la sindrome delle apnee ostruttive del sonno, il giorno in cui a bordo della sua Nissan invase la semi carreggiata provocando lo schianto frontale contro l’auto di Helenia Rapini, che procedeva nell’opposto senza di marcia, tanto da provocarne la morte. Non c’è traccia di alcun sintomo ‘spia’ della patologia nelle cartelle cliniche del Careggi di Firenze dove Caneschi, 48 anni di Arezzo, fu ricoverato per 14 giorni, dopo lo scontro. E, se anche si prendesse per buono l’esame polisonnografico effettuato tre mesi dopo l’incidente, l’imputato soffrirebbe di una patologia moderata-lieve "non in grado" di provocare uno ‘svenimento, in particolare in posizione seduta, cioè alla guida. Mentre "è certo" che il conducente assumeva benzodiazepine in “dosaggio terapeutico” per curare una sindrome depressiva "pienamente candidate a provocare un colpo di sonno" e di cui non c’è traccia - è il rilievo - nelle consulenze tecniche in atti.

Due anni dopo la tragedia di Helenia è una “parere pro-veritate” del professor Tommaso Luciano Todisco, già Pneumologo del Santa Maria della Misericordia di Perugia a gettare ombre sulla tragedia di Ristradella costata la vita a una ragazza di 29 anni.

Il professore perugino è stato infatti incaricato di analizzare, per conto della famiglia di Helenia assistita dall’avvocato Francesco Valli, la documentazione sanitaria e giudiziaria agli atti del processo in corso a Caneschi, accusato di omicidio stradale dinanzi al giudice Giulia Soldini che lo sta processando nell’ambito di un rito abbreviato condizionato. I Rapini non sono parte civile nel processo: hanno già transato il danno in via stragiudiziale e quindi - formalmente - non possono prendere parte alle udienze. Ma ieri mattina il legale di ’persona offesa’ ha depositato al giudice la consulenza di parte, e una memoria, per contestare le conclusioni medico legali sia del dottor Pasquale Giuseppe Macrì, consulente di parte dell’imputato (difeso dall’avvocato David Scarabicchi) che del dottor Guido Ciabatti, il perito incaricato dal giudice. Inizialmente infatti fu la difesa - con la consulenza Macrì - a sollevare il caso Osas ritenendo l’automobilista affetto dalla patologia grave ma asintomatica - e quindi colpo di sonno improvviso come causa incolpevole dell’incidente mortale. Conclusioni condivise poi dal perito nominato dal giudice.

Una ricostruzione che viene duramente contestata dalla famiglia Rapini. Nelle 12 pagine di elaborato critico Todisco analizza, in particolare, la cartella clinica del Careggi per rilevare che attualmente "non sono disponibili dati clinici reali su cui fondare una qualsiasi ipotesi diagnostica". Anzi, il diario clinico Careggi "depone contro la diagnosi Osas" mentre gli esami clinici chiesti dal consulente di parte, eseguiti a distanza di tre mesi - è il parere Todisco - sono risultati nei limiti della norma e la polisonnografia realizzata con uno strumento "obsoleto e inaffidabile" e, in parte, "a mano". Quanto al quesito se Caneschi fosse a conoscenza o potesse prevedere l’eventuale sindrome, per Todisco sono indispensabili ulteriori accertamenti sentendo, tra gli altri, il medico curante per indagare il quadro sanitario del guidatore. La causa dello scontro potrebbero esser quindi i sonniferi: "Il colpo di sonno o altro malore - scrive il professore - sono pienamente spiegati dal dato tossicologico inoppugnabile, allegato alla documentazione sanitaria".

Il consulente della procura aveva inizialmente ricostruito la sola dinamica dello scontro stabilendo che Caneschi aveva invaso la carreggiata opposta a 70 chilometri orari - quando il limite era di 50 - e che l’auto di Helenia procedeva a 65 kmorari. La ragazza non indossava la cintura ma - secondo l’ingegnere incaricato dalla procura - ma anche se l’avesse avuta lo schianto fu talmente violento da non risparmiarla. La sentenza sul caso di Helenia è attesa per l’11 gennaio prossimo.